Dal pozzo di Titusville all’oro nero del XXI secolo

Dal 27 agosto 1859 Il petrolio ha plasmato economie, società e culture. L’epoca del petrolio non è ancora finita, ma la storia insegna che la civiltà che si regge su un’unica fonte di energia corre il rischio di trasformare la sua ricchezza in fragilità

Dal pozzo di Titusville all’oro nero del XXI secolo
Il primo pozzo di petrolio di Titusville in Pennsylvania (Bridgeman Images)
Preroll AMP

Marcello Cecconi Modifica articolo

26 Agosto 2025 - 17.11


ATF AMP

Il 27 agosto 1859 segnò simbolicamente l’avvio della seconda Rivoluzione industriale, la stagione della meccanizzazione di massa, dell’acciaio, dell’elettricità e dei combustibili fossili. Quel giorno, nella cittadina di Titusville, Pennsylvania, il colonnello Edwin L. Drake fece sgorgare per la prima volta il petrolio da un pozzo perforato con tecniche rudimentali ma efficaci. Era il primo pozzo redditizio della storia: da quel momento, il petrolio si trasformò da sostanza nota ma marginale a protagonista assoluto della modernità.

Top Right AMP

Eni Archivio Storico

Il petrolio divenne rapidamente la linfa vitale del progresso industriale. Alimentò macchine, trasporti, illuminazione e, con il tempo, tutta la chimica moderna: dalle plastiche ai fertilizzanti, dai farmaci ai materiali sintetici. A differenza del carbone, più ingombrante e meno versatile, il petrolio offriva densità energetica e facilità di trasporto, imponendosi come la fonte energetica centrale del XX secolo.

Dynamic 1 AMP

Ma il petrolio non è solo energia poiché ha plasmato, e continua a farlo, economie, società e culture. Interi modelli di sviluppo si sono basati sulla sua disponibilità. Le città moderne furono progettate sull’idea dell’automobile privata; i consumi di massa vennero alimentati dal basso costo dell’energia; persino il nostro immaginario collettivo, a partire dal mito della velocità del futurismo dei primi decenni del Novecento fino al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, affonda le radici nel petrolio.

Se il petrolio ha portato ricchezza immensa, questa non è stata equamente distribuita, poiché le grandi compagnie petrolifere, dapprima Standard Oil, poi le cosiddette Seven Sisters e, oggi, i colossi globali, hanno concentrato enormi capitali e potere. Molti degli Stati dotati di vasti giacimenti (Usa, Arabia Saudita, Russia, Canada, Iraq, Cina, Emirati Arabi, Iran, Brasile, Kuwait, Venezuela) hanno visto crescere il loro peso geopolitico.

Ma il petrolio ha reso possibile il benessere diffuso solo in alcune  società più industrializzate, alimentando nelle altre sfruttamento, disuguaglianze e squilibri Nord-Sud. Le comunità che vivono accanto ai giacimenti o lavorano nei campi petroliferi hanno spesso subito condizioni di sfruttamento, degrado ambientale e marginalità sociale. Le rendite, invece, si sono accumulate nelle mani di élite politiche ed economiche: ricchezza per pochi e povertà e inquinamento per molti.

Dynamic 1 AMP

Dal Medio Oriente all’Africa, dal Golfo Persico al Venezuela, l’oro nero ha dettato alleanze, invasioni, colpi di Stato e conflitti. La difesa del petrolio è passata per armi, violenze e guerre: basti pensare al Canale di Suez, alle due Guerre del Golfo, al ruolo dell’Opec, alle tensioni nel Mar Caspio, fino alle dispute energetiche odierne tra Russia, Europa e Stati Uniti.

Il petrolio, dunque, non è solo energia ma potere geopolitico, moneta di scambio, fattore destabilizzante e strumento di dominio. L’altra faccia della sua centralità è il bilancio ambientale devastante: dalle maree nere alle perdite di oleodotti, dall’inquinamento atmosferico alla distruzione di ecosistemi, fino al contributo decisivo all’aumento delle emissioni di Co2.

Eppure, nonostante l’urgenza della transizione ecologica e la crescita delle rinnovabili, è ancora la materia prima più scambiata a livello globale, e le oscillazioni del suo prezzo condizionano mercati, inflazione, debiti sovrani e perfino la stabilità politica di interi Stati.

Dynamic 1 AMP

Il petrolio non ha modellato solo economie e politiche, ma anche la nostra cultura, perché l’“uomo medio del secondo Novecento” è cresciuto nell’abbondanza energetica: città sfavillanti di luci, beni di consumo a basso costo, mobilità privata e voli aerei accessibili. Una cultura dell’abbondanza che porta con sé contraddizioni profonde: un modello di vita energivoro e inquinante che oggi mostra i suoi limiti.

Nonostante la terza Rivoluzione industriale, quella con focus sull’elettronica, l’informatica e le telecomunicazioni, abbia aperto la strada a nuove fonti di ricchezza, “l’oro nero” continua a reggere interi sistemi produttivi e rapporti di potere. L’epoca del petrolio non è ancora finita, ma la storia insegna che la civiltà che si regge su un’unica fonte di energia corre il rischio di trasformare la sua ricchezza in fragilità.

FloorAD AMP
Exit mobile version