Dissentire al tempo della ricerca spasmodica del consenso

Cosa significa e come si fa ad esprimere pareri discordanti in questa stagione di crisi sociale e culturale?-Una raccolta di saggi nel volume “Il dissenso” (Moretti&Vitali editori) affronta in maniera interdisciplinare il tema.

Dissentire al tempo della ricerca spasmodica del consenso
In foto Antonio Cipriani, Lucio Saviani e Francesca Cenni
Preroll AMP

redazione Modifica articolo

24 Aprile 2025 - 12.05


ATF AMP

di Luisa Marini

Top Right AMP

Il filosofo Lucio Saviani, da alcuni anni, si interroga su un tema divenuto quanto mai attuale, quello del dissenso. Oggi la ricerca del suo opposto, il consenso – che è conformistica volontà di piacere, ricerca di like e follower – è diventata la regola, in un momento storico in cui i fondamenti – progresso, realtà, verità, umanità – sono in crisi, mentre i fondamentalismi – religiosi e politici – paiono invece godere di un nuovo rinnovamento: è proprio qui in mezzo che, secondo Saviani, va posta la questione.

Marco Grosso, studioso e docente di filosofia, ha definito il dissenso “un tema cruciale, tanto antico quanto urgente, che tanto necessita di chiarificazione e problematizzazione critica quanto più viene rimosso e/o manipolato dalla propaganda politico-culturale (come forse nessun’altra questione)”. Ed è questo il senso della raccolta di saggi di vari autori curata di recente da Saviani e Carla Stroppa, psicoanalista, nel volume “Il dissenso” (Moretti&Vitali editori). Leggendo il libro e avendone dialogato durante l’incontro di presentazione a San Quirico d’Orcia lo scorso 30 marzo, organizzato dalla libreria Vald’O, riporto alcune considerazioni per comprendere il fenomeno.

Dynamic 1 AMP

Spiega anzitutto Saviani che “il dissentire ha a che fare con il senso e con il prefisso dis-”: pensiamo alle parole cui esso può dare il significato opposto (come in dis-ordine o dis-accordo) o intensificarlo (dismisura); in medicina, esso indica anomalia o alterazione (distrofia, disfunzione); più spesso, il suffisso indica dispersione (come in distribuire) oppure separazione (come in distrarre).

A inizio anni ’90, nel dibattito sul postmoderno, Saviani racconta che si diceva: “Il dissenso è qualcosa che non ci appassiona tanto perché non sa di rivoluzionario”. Dunque, un disaccordo, ma non un cambiamento radicale. Il giovane filosofo, già allora, invitava all’esercizio del dissenso come critica e rivolta continua contro un rivoluzionario che può diventare reazionario e usare, come diceva Marcuse, la tolleranza repressiva.

Oggi, spiega Saviani, il problema non è tanto la mancanza del dissenso, perché forse ce n’è molto e tollerato; ma la (voluta?) conseguenza del suo de-potenziamento, meno pericoloso per il potere, fino a diventare una sorta di conformismo. Il filosofo ci fa riflettere su quel particolare disagio che proviene da una serie di indignazioni quotidiane a invito, appelli, raccolte di firme per cause sulle quali veniamo invitati a prendere posizione, dalle più piccole a quelle macro, un disagio legato a un “dissenso” che, più cresce, “più rende irriconoscibile ciò contro cui viene rivolto. Si è come davanti a un dissenso, ogni volta di più, depotenziato”.

Dynamic 1 AMP

Dunque, “Il dis-senso è allora il senso stesso del pensiero critico. Esperienza vissuta di dissidio ed esercizio del dubbio, costante vigilanza e indisponibilità verso ogni potere e dogma” e ancora “doppio sguardo e visione indiretta del reale, capace di sostenere l’attrito del presente”.

Tanto più necessario oggi, in un momento storico in cui pare si sia persa la bussola rispetto ai valori in cui il mondo aveva creduto fino a poco tempo fa. Pare, perché chi va contro questi valori ha i canali di propaganda e la forza economica per ottenere sempre più consenso, ma di fronte a tutto questo sono in molti a indignarsi. L’invito è dunque all’uso dell’intelletto e all’esercizio di una critica necessaria.

“Insomma, puoi protestare quanto vuoi” – dice Saviani, sostenendo l’esistenza di una spettacolarizzazione del pensiero critico – “finché non tocchi questioni che non vanno toccate. Però bisogna pur avere qualcosa da dire che non si possa dire: la vera difficoltà sta forse nel fatto che oggi tutti possono parlare perché non hanno niente da dire che sia davvero intollerabile?”

Dynamic 1 AMP

Questa è la domanda cui cercano di rispondere i saggi del libro, i cui autori, oltre a Lucio Saviani e Carla Stroppa, sono Nicola Magliulo, Graziano Valent, Maria Rosa Tinti, Růžena Hálová, Domenico Zampaglione, Roberto Cossu, Margherita Platania e Antonio Cipriani. Quest’ultimo ricorda Gramsci col suo “Istruitevi, agitatevi, organizzatevi” in uno sforzo di maieutica reciproca, che trova infine nella scrittura il viaggio nel proprio senso.

FloorAD AMP
Exit mobile version