Ombre sulle elezioni: gli Usa si confrontano con la minaccia invisibile degli hacker stranieri

Tra video falsificati e infiltrazioni cibernetiche, l’intelligence americana denuncia l’attività pervasiva di Mosca e Teheran, mentre l’elettorato si avviava alle urne

Ombre sulle elezioni: gli Usa si confrontano con la minaccia invisibile degli hacker stranieri
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6 Novembre 2024 - 01.17


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di Lorenzo Lazzeri

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Il silenzio della notte che precede le elezioni americane è stato interrotto da un severo monito dell’FBI, sostenuto dall’Odni (Office of the Director of National Intelligence) e dalla Cisa (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency), che congiuntamente hanno dichiarato come la Russia si configuri quale “minaccia più attiva” nell’interferenza elettorale straniera. Con una strategia che sfiora i limiti della percezione tangibile, Mosca pare avvalersi di metodi di manipolazione psicologica sofisticati, volti a corrodere la fiducia pubblica nelle istituzioni americane e a fomentare un clima di sospetto e divisione. Una serie di video, apparentemente autentici, ma rivelatisi falsi, ha affollato i social media nelle ultime settimane, insinuando accuse di brogli a carico di figure democratiche in stati chiave, come la Georgia, in un tentativo di seminare caos e confusione.

L’uso di strumenti tecnologici avanzati ha spinto l’intelligence americana a mettere in guardia sulle potenziali amplificazioni di tali attività tramite algoritmi e intelligenza artificiale, in grado di produrre narrazioni virtualmente indistinguibili dal reale. Non si tratta di semplici inganni mediatici, bensì di un’infiltrazione che lambisce i confini dell’architettura democratica e sfrutta ogni residua crepa di dubbio. Un’inchiesta ha tracciato queste operazioni da parte da un’agenzia pubblicitaria russa, sospettata di avere prodotto più di trecento video fasulli in un anno, facendo leva su temi di inquietudine civile per aggravare le fratture sociali interne.

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Accanto alla Russia, l’Iran si è distinto per un’incisiva attività cibernetica, concentrata sulla campagna elettorale di Donald Trump. Tre membri della Guardia Rivoluzionaria Iraniana sono stati recentemente incriminati per aver orchestrato attacchi ai sistemi informatici della campagna dell’ex presidente, trafugando documenti riservati, un’azione di chiara matrice retributiva legata all’uccisione del generale Soleimani. La loro strategia si inscrive in un quadro di vendetta geopolitica, in cui la sicurezza informatica degli Stati Uniti è messa in costante discussione.

Quest’anno, il voto americano non è solo un atto democratico, ma una prova di resistenza di fronte a una minaccia invisibile che mina le fondamenta dell’autodeterminazione popolare e della democrazia, sfidando la fiducia collettiva attraverso il mezzo sottile della disinformazione e dell’infiltrazione digitale.

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