"Pari opportunità"

La vittoria del centro-destra e l’elezione a capo di governo di Giorgia Meloni, hanno segnato non poco la visione su questo tema che, fino ad ora, ha rappresentato una linea guida verso l’affermazione delle donne all’interno del nostro Paese.

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redazione Modifica articolo

2 Novembre 2022 - 12.56


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di Giuseppe Aquaro

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La giurisprudenza definisce le ‘pari opportunità’ come “principio giuridico inteso come l’assenza di ostacoli alla partecipazione, politica, economica e sociale di qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale e politico. È un principio affermato anche nella costituzione (articoli 3, 37, 51 e 117).

La vittoria del centro-destra e l’elezione a capo di governo di Giorgia Meloni, hanno segnato non poco la visione su questo tema che, fino ad ora, ha rappresentato una linea guida verso l’affermazione delle donne all’interno del nostro Paese. Si può quindi definire che la vittoria della Meloni alle elezioni sia una vittoria delle donne in generale?

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Se dovessimo prendere in considerazione la vittoria nella sua pura accezione si, lo è. Però alcuni punti che si sono rilevati e alcune decisioni prese dalla Presidente del Consiglio potrebbero destare alcuni sospetti.
Primo tra tutti è il cambio del nome del ministero, che passa dalla classica “pari opportunità e famiglia” a “famiglia, natalità e pari opportunità”. Sono due i punti importanti su cui potremmo focalizzare la nostra attenzione: come mai le pari opportunità sono passate in terzo piano? E poi, si tratta davvero di un passo in avanti per la parità delle condizioni della donna all’interno della società?

La prima questione apre lo scenario a due possibili soluzioni: la dimensione cacofonica, quale motivazione sia banale ma allo stesso tempo rilevante e plausibile; dimensione della rottura, lanciando allo stesso tempo un segnale di un taglio netto con il passato e, quindi, affermare una discontinuità con le legislazioni precedenti. Sta di fatto che questa volontà di rivoluzionare l’assetto ha avuto le sue ripercussioni all’interno dei social e dell’opinione pubblica.

La seconda questione, più complessa, ha bisogno di un’analisi più completa. L’incarico dato alla Meloni e la formazione del governo ha creato qualche situazione di imbarazzo riguardo alla nomina dei ministri. Infatti, il numero di donne che ricoprono un ruolo nei ministeri è nettamente inferiore a quello degli uomini (6 su 24). Cosa può significare questo? Si potrebbe pensare che ci sia ancora quel fattore discriminatorio dell’uomo definito come “più capace”, eppure, già dal primo momento Giorgia Meloni ha affermato di aver voluto con sé persone di spicco e presenze importanti. La questione si potrebbe risolvere, quindi, in quest’ultima affermazione. D’altra parte, c’è da analizzare che la presenza di donne nei ruoli più alti, nel corso della storia, ha rappresentato un grande passo in avanti per tutto il genere femminile. Dalla Thatcher alla Merkel, e ora anche la Meloni rappresentano delle donne di spicco che hanno dimostrato il loro valore e le loro capacità in quanto donne. (prendendo in considerazione che provengono tutte dalla destra)

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Che ci siano risvolti positivi o negativi in tutto ciò è ancora presto per dirlo. Ci sono questioni importanti, e il raggiungimento della parità di genere non è da meno, soprattutto a seguito del conseguimento di un obiettivo importante nel nostro Paese: finalmente una donna è salita su quel “tetto di cristallo”, riferito alla metafora associata alle discriminazioni e agli impedimenti nel raggiungimento delle posizioni di potere da parte delle donne.

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