Tsimanouskaya e diritti umani: peccato che Jury Chechi in tv abbia chiesto di non parlare di 'politica'

Su Rai2, il tentativo di Alessandra De Stefano, giornalista conduttrice del programma, di parlarne un po’ è stato rintuzzato immediatamente dal nostro ex olimpionico di ginnastica. Eppure...

Tsimanouskaya e diritti umani: peccato che Jury Chechi in tv abbia chiesto di non parlare di 'politica'
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5 Agosto 2021 - 19.42


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Pochissimi ricordano, se non i più anziani, che nelle Olimpiadi di Melbourne nel 1956, degli 83 atleti ungheresi che vi partecipavano soltanto 38 tronarono in patria alla fine dei Giochi. Pochi giorni prima dell’inaugurazione delle Olimpiadi, infatti, avvenuta il 22 novembre, i carri armati sovietici erano entrati a Budapest e avevano occupato militarmente l’Ungheria, che aveva osato ribellarsi al potere di Mosca chiedendo libertà e indipendenza.

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Quest’anno, nelle Olimpiadi di Tokio 2020 spostate di un anno a causa della pandemia, la velocista Krystsina Tsimanouskaya, della Bielorussia, è riuscita a sfuggire al rientro coatto nel paese deciso dai suoi allenatori – e dal governo, visto che il capo delegazione a Tokyo è il figlio del dittatore Lukashenko – per avere criticato il modo in cui era stata inserita senza avviso nella staffetta 4×400 ed esclusa quindi dalla gara della sua misura, i 200 metri. Solo grazie al sangue freddo dell’atleta già condotta in aeroporto per il rimpatrio forzato, al rapido coinvolgimento delle autorità olimpiche e della polizia di Tokyo, ha potuto chiedere asilo politico rifugiandosi presso l’ambasciata polacca nella capitale italiana.

Giornali e televisioni hanno dato la notizia, anche in Italia, un po’ come si trattasse di un fatto di costume, di una realtà inevitabile contro cui non si può, di fatto, far nulla. Ciò che mi ha colpito di più, però, è stato che nella trasmissione serale di Rai2, il tentativo di Alessandra De Stefano, giornalista conduttrice del programma, di parlarne un po’ è stato rintuzzato immediatamente dal nostro ex olimpionico di ginnastica Jury Chechi, che ha invitato a parlare di sport e non di politica, prontamente ubbidito dalla giornalista che conduce il programma. Era una bella occasione, in una trasmissione particolarmente riuscita – Il circolo degli anelli – ma la paura della «politica» ha posto di fatto il silenzio su un problema – di libertà, di diritti umani – che è certamente politico ma che dovrebbe riguardare e interessare anche tutti coloro che si appassionano alle Olimpiadi non solo per i risultati sportivi ma per i valori che essa ha sempre cercato, pur non sempre riuscendoci, di trasmettere in tutto il mondo.

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