Non diventare madre è un diritto delle donne. Come scrive Flavia Gasperetti

Il drastico calo delle nascite in Italia non è connesso strettamente alla pandemia: le donne che scelgono di non avere figli hanno molte altre ragioni. Ne parla la scrittrice in “Madri e no. Ragioni e percorsi di non maternità”

Non diventare madre è un diritto delle donne. Come scrive Flavia Gasperetti
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12 Maggio 2021 - 10.28


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di Erica Cerami

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Quasi centomila donne hanno perso il lavoro nell’anno della pandemia: lo denuncia “Save the Children” nel report annuale “Le equilibriste: la maternità in Italia nel 2021”, pubblicato di recente. E c’è chi ha il coraggio di sostenere che il drastico calo delle nascite – l’Italia ha raggiunto il minimo storico dal secondo dopoguerra – sia da associare solo alle scelte delle donne di non avere figli in questo periodo di incertezza per la pandemia. Ci sono, dunque, argomentazioni fasulle e cause serie nell’affrontare questo delicato argomento.  

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In realtà l’Italia già era dentro questa tendenza. Nell’ultimo ranking globale del Mothers’ Index, realizzato nel 2015, si classificava al dodicesimo posto. La scrittrice Flavia Gasperetti, nel saggio “Madri e no. Ragioni e percorsi di non maternità” (Marsilio, 189 pag, 17€), partendo proprio da questi dati, ne ha evidenziato il significato: “Non male, se consideriamo questa posizione in rapporto al primo posto, occupato dalla Norvegia, e all’ultimo, aggiudicato alla Somalia”.

Non sorprende affatto, nota ancora Flavia Gasperetti, che le aree in cui la natalità è diminuita negli anni siano proprio quelle dove l’occupazione femminile è più bassa e i servizi per l’infanzia più carenti. E’ quindi con una politica dell’aut aut che le donne lavoratrici devono fare i conti: l’indipendenza economica o la possibilità di mettere al mondo un figlio. “Il già citato rapporto di Save the Children in Italia è pubblicato con un titolo significativo, Le equilibriste. E’ un modo per porre l’accento sulla vita di usuranti acrobazie che le madri devono affrontare” nota l’autrice del saggio.

Un figlio pesa sia in termini economici (si calcola che un figlio costi 173.560 euro fino al compimento dei 18 anni) ma anche in termini di tempo e di cura.  Aspetti che ancora oggi riguardano quasi esclusivamente la sfera materna: sempre più spesso le madri passano da un lavoro full-time ad uno part-time perché non c’è nessun’altra figura a cui affidare i propri figli, sacrificando un aspetto altrettanto importante della loro vita come la carriera.

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Stando così le cose si comprende la scelta di non procreare. Talvolta si tratta di una decisione condizionata: dalle politiche che tutelano la maternità, dal lavoro precario e dall’ambiente sociale. Fondamentalmente è ciò che distingue tra childfree e chidless: dove una donna senza figli, childfree appunto, ha consapevolmente scelto di non averli. Mentre una donna senza figli, childless, è colei che ha dovuto accantonare l’idea di diventare madre.

Due altri aspetti importanti rientrano nel diritto di una donna di non diventare madre: l’aspetto individuale e quello legato alla crisi climatica. Da anni le femministe di tutto il mondo cercano di scardinare l’idea che una donna si realizzi soltanto nella maternità. Questo articolo non vuole sminuire l’amore, la dedizione e le attenzioni che ogni donna che ha scelto di essere madre riserva ai propri figli. Tuttavia, è inaccettabile che in una società che si proclama libera e democratica, sia lecito insultare chi sceglie di non essere madre. A questo proposito scrive Flavia Gasperetti: “Rassicura immaginare il desiderio di maternità come una febbre e non come una scelta, perché scegliere è agire, implica la capacità individuale di pensiero e azione come anche del suo rovescio, la possibilità di non agire, di non fare”.

L’emergenza climatica è un fatto globale che riguarda ognuno di noi. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Il rifiuto della genitorialità può essere, in alcuni casi, strettamente correlato alla scelta di non contribuire alla sovrappopolazione che già si registra sul pianeta. Il timore di non poter provvedere ai propri figli in un futuro, purtroppo, non così lontano può dissuadere dall’idea di procreare. La scelta di avere un figlio non può più essere legata solamente alla sfera individuale: rimane una decisione libera ed aperta, certo, ma dovrebbe essere guidata dalla responsabilità verso la costruzione di un pianeta più sostenibile. Una possibilità potrebbe essere quella di avere un solo figlio biologico per persona: in questo modo si contribuirebbe alla continuazione del pianeta secondo un principio di sostituzione.

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Qualunque siano le motivazioni che spingono una donna a diventare madre oggi, ce ne sono altrettante che sostengono chi sceglie di non esserlo: “Dovrei dire che diventare genitori- conclude Flavia Gasperetti nel suo saggio- serve a molte cose ma non, o non necessariamente, a darti la patente di adulto, perché crescere, così come invecchiare, succede a prescindere, succede anche se non vuoi”.

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