Dagli Usa un pratico consiglio: denunciare i calunniatori seriali

Dopo la causa Smartmatic contro Fox News, dovremmo guardare in casa nostra e ci sarebbe da riflettere sulle preferenze mediatiche di molti talk show trash

Dagli Usa un pratico consiglio: denunciare i calunniatori seriali
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Daniele Magrini Modifica articolo

6 Febbraio 2021 - 19.01


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La società di tecnologia di voto Smartmatic, travolta dalle teorie di cospirazione ispirate da Donald Trump e incentrate sulla sussistenza di “trucchi” pro-Biden nel voto da remoto – circostanza del tutto infondata – ha presentato giovedì una causa da 2,7 miliardi di dollari contro Fox News, alcuni dei conduttori della rete, e gli avvocati pro-Trump Rudy Giuliani e Sidney Powell.

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La tesi a sostegno della causa è che le parti abbiano lavorato di concerto per condurre una “campagna di disinformazione” tale da mettere in pericolo la stessa sopravvivenza dell’azienda.

“Non abbiamo scelta”, ha detto Antonio Mugica, l’amministratore delegato e fondatore di Smartmatic, alla Cnn Business in un’intervista sulla decisione dell’azienda di intentare la causa: “La campagna di disinformazione che è stata lanciata contro di noi è devastante per la credibilità della nostra mission. Per noi é questione di vita o di morte: per questo dobbiamo reagire intentando causa”.

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Questa della causa risarcitoria potrebbe essere una buona ricetta per i calunniatori seriali.

La dinamica che alimenta i social di odiatori e fake news è difficile da arginare nelle “eco chiamber”, perché l’ambiente è sostanzialmente estraneo a regole e leggi.

Lo si sta vedendo perfino in relazione ai giochi killer su Tik Tok. Ma quando il contenuto del disegno volto a calunniare qualcuno o qualcosa – nel caso, la regolarità delle elezioni americane – tracima dai social ai cosiddetti media mainstream, come la televisione o i giornali, perseguire i calunniatori è più facile, perché sussistono leggi precise e consolidate sui media.

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Nel caso, se la Smartmatic, riuscisse a vincere la causa, ciò rappresenterebbe uno straordinario deterrente contro tutti i diffusori di fake news che dai social finiscono per  imperversare anche in tv.

Ci sarebbe da riflettere sulle preferenze mediatiche di molti talk show trash, ma è un dato che spesso chi diffonde falsità o veleni sui social approdi in certi programmi televisivi.

Un esempio è quello della ragazza “no coviddi”, che dopo un’intervista in un tg ha potuto spargere il suo verbo negazionista sui social, diventando addirittura una seguita influencer, tanto da assurgere al ruolo di eroina del programma di Barbara D’Urso, regina del trash.

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Altro esempio, ben più pericoloso, sempre legato al Covid. Un medico no vax (circostanza che dovrebbe essere una contraddizione in termini) imperversa sui social affermando di aver fatto un tampone ad un kiwi dal quale era emersa una positività del frutto.

L’intento era quello di dimostrare l’assoluta inattendibilità dell’accertamento del Covid. Si apprende che verrà convocato dall’Ordine dei Medici di Roma entro febbraio per “porgli alcune domande”. Intanto però, chiamato ben più rapidamente alla ribalta televisiva, il medico ha l’opportunità di spargere il seme del dubbio davanti ad una platea che è facile da irretire con le stupidaggini.

Succede che nell’Arena di Massimo Giletti, questo medico del kiwi venga messo a confronto con il professor Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Bassetti ridicolizza letteralmente il medico del kiwi. Ma da quel momento Bassetti deve vivere sotto scorta disposta dalla Procura di Genova, perché abbondano le minacce di morte lanciate contro di lui sui social.

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Scrive Bassetti: “Le mie posizioni sui vaccini e, di recente, il mio contradditorio rispetto alle idiozie, formulate da un ciarlatano durante una trasmissione televisiva, hanno portato un importante traffico sulla mia pagina Fb e Ig. Nelle ultime 48 ore ho ricevuto insulti di ogni tipo, minacce alla mia persona e persino minacce di morte. Ogni singolo messaggio è stato inviato alla Polizia Postale e della Digos per le indagini del caso. I responsabili saranno perseguiti a norma di legge. Chiunque deciderà liberamente di continuare sarà prima denunciato alle forze dell’ordine e poi bannato da tutti i miei spazi social. Questo è il risultato delle posizioni antiscientifiche e delle affermazioni idiote di pseudo-colleghi che meriterebbero immediati provvedimenti da parte delle Istituzioni”.

Questo è anche il risultato della inopportuna ribalta mediatica concessa ai no vax. Il bene comune per uscire dall’epidemia è il vaccino. E ognuno che abbia la responsabilità di lavorare nei media dovrebbe esserne consapevole.

Anche perché se dovesse andare a buon fine la causa risarcitoria intentata negli Stati Uniti contro protagonisti approdati in tv a diffondere il seme di una calunnia nata nei social che colpiva l’interesse pubblico,  per gli odiatori e i diffusori di fake news potrebbe arrivare finalmente il tempo di essere banditi dalla finora troppo accondiscendente ribalta televisiva.

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