L’hanno data per finita molte volte , ma la Radio festeggia i suoi 100 anni

Il sei ottobre del 1924 l’ annuncio del primo programma radiofonico in Italia. Un medium al quale viene riconosciuto un importante ruolo e una grande autorevolezza. Esaltata dai cantautori. La sua capacità di ibridarsi con i nuovi e diversi media.

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8 Ottobre 2024 - 13.09


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di Manuela Ballo

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Era il sei ottobre del 1924 quando la voce  di Ines Viviani Donarelli annunciava il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana. Una voce solida, un suono tremolante: “Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo”.

La radio faceva la sua comparsa anche in Italia. In questi giorni l’attenzione su di essa è stata grande dal momento che, non solo  ha compiuto 100 anni, ma perché le viene ancora oggi riconosciuto un grande ruolo e una certa autorevolezza.

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Come sarebbe stata la vita se non ci fosse stato questo medium? Vuota, forse fin troppo. La radio ha contribuito storicamente all’ alfabetizzazione di un intero paese, è entrata pian piano nelle case e nei salotti degli italiani modificando e introducendo anche un nuovo modo di stare insieme. Radio come primo focolare domestico ancor prima di quello televisivo, radio come fonte inesauribile d’informazione , come espressione artistica dei molti musicisti e cantautori che grazie ad essa hanno fatto fortuna. In molti l’ hanno celebrata o ne hanno elogiato le potenzialità comunicative.

La sua storia l’ha già fatta e, nonostante tutto, malgrado quello che in passato molti sostenevano, ovvero che non avrebbe retto il confronto con i media successivamente nati, oggi rappresenta uno dei medium più seguiti. Ha infatti saputo costantemente adattarsi alle esigenze dei vari pubblici oltre a ibridarsi con nuove forme come i podcast che hanno avuto una crescita significativa negli ultimi anni.

La radio ha di fatto attraversato innumerevoli fasi nel corso della sua esistenza dimostrandosi un medium capace di rinascere continuamente. Questa versatilità le ha consentito di adattarsi a nuove tecnologie, come dimostrato dalla sua integrazione con la rete. Si distingue per l’ uso esclusivo dell’udito, il che stimola un ascolto critico: l’ascoltatore è infatti chiamato a “ricostruire” mentalmente le immagini suggerite dai suoni, consentendo anche la possibilità di svolgere altre attività contemporaneamente. Questa caratteristica la rende un mezzo unico, capace di coinvolgere l’immaginazione in modi diversi rispetto ad altre forme di comunicazione.

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Ma cos’è diventata oggi e cosa rappresenta? Un’ amica e una compagna di viaggio, una finestra sul mondo in grado di trattare  svariate tematiche.
In molti , dicevo, l’ hanno elogiata: in musica, sul grande e piccolo schermo, nei teatri e in molti altri settori dell’ industria culturale. Pensiamo alle innumerevoli canzoni ad essa dedicate che meritano quantomeno una citazione:  Edoardo Bennato che nella sua “Che sarà” cantava : “La radio va e non si fermerà, ti prenderà per mano, ti insegnerà a volare” o ancora il maestro Franco Battiato con la sua “Radio Varsavia” e “Radio Londra” di Ivan Graziani nel quale viene descritta un’umanità che punta a ritrovare la libertà perduta dove la speranza è rappresentata proprio dalle onde di Radio Londra.  Un singolo molto più recente di una band tedesca I Rammstein in una canzone dal titolo “Radio” descrive con parole e immagini la situazione della Repubblica Democratica Tedesca dove figurano le immagini di cittadini assorti nelle loro radio in maniera ossessiva e maniacale  oltre  a scene di proteste che invocano la libertà delle frequenze radio.

Raggiunge tutte le generazioni, permette una  grande facilità d’ accesso , pensiamo anche ai paesi meno sviluppati dove non è scontato che internet ci sia e dove, nonostante tutto, la radio rimane un mezzo dominante.
Non sono solo la facilità dell’ accesso o la sua grande adattabilità alle varie situazioni a renderla un mezzo che ancora oggi continua a resistere, è anche la commistione  con le piattaforme di streaming digitali che contribuiscono ad ampliarne il pubblico.

Nel 2023, l’Osservatorio Radio in Italia ha evidenziato che più di 36 milioni di italiani ascoltano quotidianamente la radio. Le analisi indicano inoltre che 44,6 milioni di persone  si sono sintonizzati su una stazione radio almeno una volta durante la settimana. Complessivamente, l’audience radiofonica ha registrato un aumento del 8,8% rispetto al 2022, confermando il ruolo centrale della radio nel panorama mediatico italiano. Nello stesso anno, inoltre,  gli investimenti pubblicitari in radio raggiungevano i 370 milioni secondo Nielsen, mentre secondo Agcom l’insieme delle emittenti radiofoniche locali era rappresentato da 900 editori per circa 1.600 programmi.
Si stima inoltre  che circa 3,9 miliardi di persone ascoltino la radio mondialmente, coprendo sostanzialmente  il 54% della popolazione mondiale.

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Questi numeri oltre ai molti commenti usciti nonchè lo stesso intervento ospitato nel giornale del Professor Tiziano Bonini dimostrano che c’è un dibattito tutt’ora aperto sulla radio e sulle sue immense potenzialità.

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