Le proteste dell'audiovisivo arrivano anche in Italia con una lettera aperta al Governo Meloni

Il settore dell'audiovisivo è in fermento. Le sei associazioni di categoria lamentano la questione dei compensi inadeguati da parte delle piattaforme di streaming sul territorio italiano.

Le proteste dell'audiovisivo arrivano anche in Italia con una lettera aperta al Governo Meloni
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19 Luglio 2023 - 16.53


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Il settore dell’audiovisivo si trova attualmente in uno stato di agitazione. Seguendo l’esempio dello sciopero degli sceneggiatori statunitensi (Writers Guild of America – WGA), iniziato lo scorso 2 maggio, i membri della SAG-AFTRA Foundation (Screen Actors Guild) si sono uniti alle proteste. L’ondata di sostegno arriva poi anche dall’Inghilterra e dall’Italia, luoghi in cui le categorie dell’industria cinematografica e televisiva sollevano a loro volta questioni professionali urgenti.

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Writers Guild Italia (WGI), insieme ad altre cinque associazioni – Artisti 7607, Air3 – Associazione Italiana Registi, ANAD – Associazione Nazionale Attori Doppiatori, UNITA – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo e 100 Autori – Associazione della Autorialità Cinetelevisiva – ha firmato una lettera aperta alle istituzioni per sollevare la questione dei compensi inadeguati da parte delle piattaforme di streaming sul territorio italiano.

Le associazioni di categoria nell’audiovisivo si sostengono reciprocamente, rappresentando attori, sceneggiatori, doppiatori, registi e autori, e richiedono con urgenza un incontro con la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

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Nella lettera aperta, con la quale richiedono un incontro urgente, le associazioni sottolineano: “Riguardo ai compensi inadeguati da parte delle piattaforme di streaming per le nostre categorie, abbiamo seguito le audizioni presso la Commissione Cultura del Senato della Repubblica. Durante tali audizioni, i rappresentanti delle piattaforme hanno sostenuto, attraverso interpretazioni strumentali delle norme, di essere conformi alle disposizioni di legge riguardanti la trasmissione dei dati e di fornire compensi ‘adeguati e proporzionati’, come indicato dalla direttiva sul copyright e dal decreto legislativo di recepimento nel nostro sistema giuridico. Tuttavia, al di là delle generiche frasi di sostegno alle nostre categorie, i rappresentanti delle piattaforme non hanno affrontato la questione riguardante le informazioni sui ricavi generati in Italia, né hanno comunicato il livello medio di compensi corrisposto ai professionisti coinvolti nelle opere. Abbiamo ascoltato solo autodichiarazioni prive di riscontri”.

Le associazioni denunciano che i rappresentanti delle piattaforme abbiano evitato di affrontare il tema cruciale delle informazioni sui ricavi generati in Italia attraverso lo streaming di prodotti audiovisivi. Di conseguenza, non è stata fornita chiarezza riguardo al livello medio di compensi che le piattaforme dovrebbero corrispondere ai professionisti coinvolti nelle opere.

La direttiva Barnier e quella sul copyright sono due decreti legislativi di recepimento europei che stabiliscono gli obblighi di trasparenza alle quali le piattaforme dovrebbero attenersi. Le associazioni, riunite nella sottoscrizione della lettera alle istituzioni, sollecitano un intervento per porre rimedio a questa mancanza e invitano il Presidente del Consiglio a un incontro per poter esaminare più approfonditamente le problematiche sollevate.

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Ci è chiaro il ruolo oscuro delle piattaforme, ma l’Unione Europea si è sempre molto impegnata per la protezione dei diritti dei lavoratori. Serve uno sforzo maggiore contro i grandi colossi del digitale.

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