La crisi di Twitter e Meta

Un colpo di scena inaspettato che condurrà ad un licenziamento massivo nei riguardi di manager e dipendenti, in attesa di comprendere quali scenari futuri possano delinearsi per Musk e l’azienda di Zuckerberg

La crisi di Twitter e Meta
Elon Musk
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18 Novembre 2022 - 00.05


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di Giuseppe Rizza

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Dopo un tira e molla durato diversi mesi, lo scorso 28 ottobre all’alba Elon Musk ha lanciato il suo primo tweet da neo-proprietario di Twitter, annunciando che «L’uccello è libero». Una frase tutt’altro che scontata, se si pensa che l’imprenditore sudafricano ha già provveduto a cambiare la home page della piattaforma social: al posto della pagina che invitava ad accedere o a creare un nuovo account ora è presente la sezione Esplora, dove vengono evidenziati gli hashtag di tendenza e le dirette in corso.

Nei giorni seguenti Musk ha licenziato diversi dirigenti e sciolto il consiglio di amministrazione, nominando se stesso come unico membro per decidere in autonomia le strategie future. Ha poi annunciato che Twitter Blue, servizio a pagamento che offre agli utenti più attivi l’accesso esclusivo a funzioni premium, subirà un aumento e costerà circa otto dollari al mese. Con l’adesione saranno dimezzati gli annunci pubblicitari e sarà possibile pubblicare video più lunghi, oltre che ulteriori benefici nelle risposte, nelle menzioni e nella ricerca.

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Dopo aver fatto piazza pulita dei manager non allineati, è stata la volta dei dipendenti e circa un lavoratore su due sarà costretto ad abbandonare la nave. In totale sono a forte rischio circa 3.700 posti di lavoro. Come chiarito dallo stesso Musk pubblicamente, Twitter perderebbe oltre quattro milioni di dollari al giorno e ai dipendenti messi alla porta sarebbero stati assicurati tre mesi di paga, che è il cinquanta per cento in più rispetto a quanto richiesto dalla legge.

Se Twitter preannuncia un forte ridimensionamento della forza lavoro, anche Meta non è da meno. Per la prima volta dal 2004, anno zero di Facebook, Mark Zuckerberg ha dichiarato di voler licenziare più di undicimila persone, pari a circa il tredici per cento degli occupati. Un fulmine a ciel sereno se si pensa che solo a fine settembre, dopo anni di continue assunzioni, il miliardario aveva accumulato il maggior numero di lavoratori di sempre. Per la serie cambia il social ma non la musica.

Pare chiaro che il futuro dei social network è tutto da scrivere. Mi piacerebbe tanto sbirciare nel futuro e scoprire le dinamiche evolutive che imperverseranno le principali piattaforme social nei prossimi dieci anni. Fino a pochi mesi fa era impensabile assistere ad un simile ridimensionamento. È forse giunto il momento, come un po’ tutti i media nella loro naturale evoluzione storica, di progettare una ridefinizione dei contenuti per evitare che diventino obsoleti nella dieta mediatica degli individui.

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