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Ora sappiamo che i Neanderthal seppellivano i morti

Scientific Reports comunica il ritrovamento di un bambino sepolto nel sito de La Ferrassie in Francia. La datazione tramite il radiocarbonio da parte di Sahra Talamo dell'Università di Bologna

Ora sappiamo che i Neanderthal seppellivano i morti
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10 Dicembre 2020 - 18.06


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A cura di M. Cec.

Sono stati portati alla luce alcuni resti dell’uomo di Neanderthal. E’ il corpo di un bambino vissuto 41mila anni fa. Il gruppo internazionale di ricerca nel sito neanderthaliano di La Ferrassie, in Francia, lo ha trovato in una fossa all’interno della quale il bambino di due anni era adagiato in uno spazio preparato proprio per lui. Scientific Reports, pubblica i risultati di questa ricerca registrando che i resti fossili esaminati appartenevano al più recente dei Neanderthal e, per la prima volta, come fosse stato loro costume la sepoltura dei defunti.

Ecco da chi era composto il gruppo di ricerca di 14 esperti provenienti da diversi paesi europei: Antoine Balzeau del Cnrs e del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi a dirigere insieme ad Asier Gómez-Olivencia dell’Università dei Paesi Baschi. La datazione al radiocarbonio dei reperti per stabilirne il contesto temporale è stata opera dell’unica italiana del gruppo, la professoressa Sahra Talamo direttrice del nuovo laboratorio di radiocarbonio Bravho presso l’Università di Bologna e dell’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva tedesco.

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“Si tratta di risultati sorprendenti, che aggiungono un nuovo importante tassello al puzzle per comprendere lo sviluppo di comportamenti complessi nei Neandertaliani – spiega Talamo – Questo lavoro dimostra ancora una volta l’importanza della datazione diretta dei resti umani, che in questo caso è caduta anche nella parte della nuova curva di calibrazione IntCal20 che ha migliorato la risoluzione delle analisi al radiocarbonio”.

E grazie a queste nuove moderne tecniche che è stato possibile convalidare le potenziali sepolture, con tutte le implicazioni antropologiche associate alla pratica, da parte dei Neanderthal. Una pratica sulla quale c’è da diverso tempo ampio dibattito in quanto molti ricercatori sostengono che solo a partire dall’Homo Sapiens si facesse ricorso ad attività funeraria. Ma questo è forse dovuto anche al fatto che molti dei resti di Neanderthal meglio conservati sono stati ritrovati più di un secolo fa.  Proprio per questo la squadra di ricercatori è tornata sul famoso sito neanderthaliano della regione francese della Dordogna, dove dall’inizio del secolo scorso sono stati rinvenuti diversi scheletri di Neanderthaliani adulti e dove, tra il 1970 e il 1973, emersero anche i resti di un bambino, identificato come La Ferrassie 8.
L’indagine multidisciplinare si è svolta sia con ricerche direttamente sul sito archeologico ma anche nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Les Eyzies e del Museo Nazionale di Storia Naturale a Parigi, oltre che negli archivi del Musée de l’Homme e dell’Institut de Paléontologie Humaine, sempre a Parigi.
Dai nuovi frammenti di fossili umani emersi sono stati raccolti dati geocronologici grazie alla datazione al Carbonio 14 e alla datazione con luminescenza (Osl). Sono state effettuate analisi del Dna proteomico e antico, un’analisi tafonomica completa di tutti i resti ossei umani e della fauna associata, e analisi sul contesto geologico e stratigrafico del sito. All’interno, un frammento di osso umano è stato identificato con una tecnica di spettrometria di massa chiamata ZooMS ed è stato associato ai Neanderthal attraverso lo studio del suo Dna mitocondrial e, collegando i dati, si è potuto dunque dimostrare la presenza di una sepoltura funzionale al corpo di un bambino di due anni con un’età compresa fra i 41.700 e i 40.800 anni fa.
“Si tratta di una datazione non solo più recente rispetto ai resti faunistici trovati nel livello archeologico soprastante, ma anche più recente dell’età ottenuta con il metodo della luminescenza per lo strato sedimentario che circonda il bambino – commenta Antoine Balzeau – È la prima volta in Europa che una simile quantità di dati scientifici permette di dimostrare che i Neanderthal hanno effettivamente seppellito volontariamente uno dei loro defunti”.
“Questi risultati mostrano quanto l’approccio multidisciplinare con cui è stata realizzata questa ricerca sia essenziale per far progredire la nostra comprensione del comportamento di Neanderthal, comprese le pratiche funerarie”, dice in conclusione Asier Gómez-Olivencia.
 
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