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«Lucha y Siesta è un presidio di cultura e per le donne, Roma lo salvi»

L’attivista Michela ci racconta perché la Casa delle donne a rischio sgombero fa crowdfunding mentre il Comune finge di ignorarla

«Lucha y Siesta è un presidio di cultura e per le donne, Roma lo salvi»
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28 Settembre 2019 - 17.57


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Adriano Ercolani

Dopo il grande clamore mediatico suscitato dalle manifestazioni di solidarietà nei confronti della Casa delle Donne Lucha y Siesta (ne abbiamo parlato qui ), il comitato Lucha alla città ha lanciato un crowdfunding da record. Scopo dell’iniziativa è quello di raccogliere i fondi per partecipare all’asta di vendita dell’immobile dell’Atac dove, da 11 anni, la Casa delle Donne Lucha y Siesta svolge le sue attività di supporto alle donne che escono da situazioni di violenza e di laboratorio politico femminista.
Al di là dell’asta, lo scopo del crowdfunding sarà supportare un progetto partecipato, finalizzato a immaginare una fase nuova della vita di Lucha y Siesta, ridefinirla e arricchirla con l’obiettivo di renderla sempre più autonoma, ricca e aperta alla collettività.

Abbiamo posto alcune domande a Michela, attivista di Lucha y Siesta, per approfondire la situazione.

Qual è l’importanza storica di Lucha y Siesta?
La vecchia sottostazione del Tram Cecafumo è diventata una Casa delle Donne, un polo culturale che costruisce cultura e che ospita donne che costruiscono il proprio percorso di autonomia. È un presidio riconosciuto dentro e fuori la rete antiviolenza cittadina, che soffre una tragica carenza di posti per donne in difficoltà: solo 23. Consapevoli che per molte donne non poter uscire di casa significa continuare a subire violenza o addirittura morire per mano di un compagno violento, riteniamo che 23 posti siano un numero ridicolo, una reale condanna per tante donne.
In questi 11 anni Lucha y Siesta ha accolto 142 donne con 62 minori e ne ha sostenute 1200. Seppure non tutto il lavoro sia monetizzato né monetizzabile, il valore prodotto in questi anni con il lavoro volontario e militante delle donne di Lucha y Siesta ha fatto risparmiare all’amministrazione capitolina circa 6.776.586,00 euro.

Può illustrarci il valore culturale, e non solo di accoglienza, della struttura?
Lucha y Siesta dall’8 marzo 2008 ha reso laboratorio sociale un piccolo pezzo di città, partendo dalla certezza che la violenza maschile sulle donne ha radici profonde nella cultura, nell’educazione in cui siamo tutte e tutti immersi sin dall’infanzia. Un fenomeno così radicato richiede un intervento altrettanto complesso e integrato fra diversi settori. Prevenzione, sostegno e percorsi di autonomia, su questi piani lavoriamo in collaborazione con una rete territoriale, consapevole di essere porta di accesso ai servizi per tante donne che possono trovarsi in difficoltà.

Qual è stata finora la risposta del Comune di Roma?
L’amministrazione ad oggi non ha risposto alla richiesta di aprire un tavolo che parli del destino di un immobile che riteniamo non possa essere ceduto all’interesse privato in forza dell’interesse pubblico superiore che ricopre; dotare la città di più posti di accoglienza è la strada che dovrebbe perseguire il Comune, possibilmente valorizzando quanto già c’è e funziona. Sappiamo benissimo che la vendita dell’immobile di via Lucio Sestio non risanerebbe il bilancio di Atac. Sarebbe un segnale importante per tutte le professioniste che lavorano nel contrasto alla violenza e soprattutto per tutte le donne che quotidianamente cercano una via d’uscita. Il problema non riguarda le 15 donne che ora vivono la casa ma tutta la cittadinanza.

Qual è la situazione attuale? A cosa fa riferimento la “call to action” dei giorni precedenti?
Lucha continua ad essere attiva sotto ogni fronte. Stiamo ricevendo tantissima solidarietà da parte di associazioni con cui abbiamo collaborato ma anche con nuove realtà che ci stanno scoprendo in questo momento. Presso la Commissione di vigilanza e garanzia del Comune di Roma abbiamo riportato l’importanza dell’esperienza di Lucha y Siesta richiamando gli incontri che già ci sono stati e che non hanno portato a nulla, se non ad una perdita di tempo rispetto a una soluzione che avrebbe potuto trovarsi prima di arrivare a questo punto. Parliamo di una soluzione politica che riconosca l’interesse pubblico che Lucha y Siesta ricopre per tutte le cittadini e i cittadini. Chiediamo che ci sia trasparenza e scongiuriamo che la vicenda si risolva con la sostituzione di un’esperienza così importante con una speculazione edilizia.
Anche per questo abbiamo costituito il Comitato Lucha alla città con una conferenza pubblica il 7 settembre 2019. Ad oggi sono circa mille le adesioni raccolte, una forte risposta della cittadinanza al rischio di chiusura della Casa delle Donne Lucha y Siesta. Ne è presidente la filosofa Federica Giardini, mentre Lea Melandri è la presidente onoraria. Molti artisti, tra cui Lorenzo Ceccotti, Frad, Hogre, Maicol&Mirco, Leo Ortolani, Rita Petruccioli, Sio, Zerocalcare, Silvia Ziche, e tanti altri, hanno aderito o sostengono il progetto. Tra le oltre 50 realtà hanno aderito: Action Aid, Arci Roma, Armillaria Edizioni, Arf Festival del fumetto, Associazione Culturale Eduraduno, Associazione Famiglie Arcobaleno, BeFree Cooperativa, Casa Internazionale delle Donne, CHAYN Italia, Cinecittà Bene Comune, Circolo di cultura Omosessuale Mario Mieli, Cittadini del Mondo, D.i.Re. (Donne in rete contro la violenza), DWF, Edizioni Tlon, Fondazione Finanza Etica, Fondazione PANGEA onlus, LIBERA, Medecins du Monde, UDI (Unione Donne Italia), S.C.O.S.S.E.
Il ruolo del Comitato, oltre a sostenere le attività della Casa, è raccogliere fondi per la creazione di una Fondazione che possa partecipare all’asta in cui, entro il 2021, come da Piano di concordato, l’immobile dovrà essere messo in vendita. Se Lucha y Siesta è in vendita però, noi ce la compriamo. Infatti, venerdì 20 settembre è stato lanciato sulla piattaforma Produzioni dal Basso il crowdfunding Lucha alla città che ha già raccolto in una manciata di giorni più di 14mila dei 360mila euro che ci siamo messe come obiettivo. Una cifra sia simbolica che pratica, infatti per partecipare all’asta bisogna avere il 10% del valore dell’immobile, al momento stimato a 2.600mila euro; per la Fondazione ne servono circa 50mila e altrettanti per la gestione della campagna di comunicazione e di tutta questa immaginifica, potente avventura.

Il link alla campagna di sostegno per Lucha y Siesta

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