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Buon segno: 40 anni di una libreria indipendente in mezzo al "turistificio"

Librerie con titoli in inglese e indipendenti. A Firenze la Paperback Exchange taglia un bel traguardo. A Roma ci sono più esercizi. I piccoli librai vogliono rivedere la legge sugli sconti

Buon segno: 40 anni di una libreria indipendente in mezzo al "turistificio"
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26 Marzo 2019 - 22.03


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Conoscete anche voi il piacere di frugare in una libreria, magari piccola, che comunque risponde ai criteri, ai pensieri e alle strategie dei librai alla guida? Le librerie che definiamo indipendenti sono puntelli non solo del vivere urbano quanto dell’esercitare pensieri diversi, senza sottostare alle regole delle classifiche o della grande distribuzione. Quegli scaffali peraltro spesso, volendo, implicano rapporti di stima, talvolta perfino d’affetto, di fiducia. Forse per questo le librerie indipendenti resistono: certo devono lottare parecchio rispetto a chi ha mezzi infinitamente più potenti come le grosse catene di distribuzione e vendita per non dire di Amazon, eppure resistono.

La Paperback Exchange a due passi dal Duomo
Ebbene, lo scenario non è di sole macerie e qualche dato di fatto inietta fiducia. A Firenze, in un centro storico virato per la gran parte a paninificio e turistificio, nella piccola strada di via delle Oche accanto alla piazza del Duomo di Santa Maria del Fiore festeggia i 40 anni di attività la Paperback Exchange – Anglo-American Bookshop: per il compleanno la coppia di titolari organizza un’intera giornata dedicata ai frequentatori e lettori e, dalle 17,30, con una festa aperta agli amici, ai clienti affezionati e a chiunque voglia partecipare. È una libreria con testi in lingua, nuovi e usati, dove tra l’altro si può tranquillamente ordinare un libro senza passare per amazon. Ed è un buon segno che si accompagna agli esercizi simili aperti in una città come Roma.

«Quarant’anni sono un traguardo importante per una libreria indipendente. Dopo aver sofferto anni difficili un po’ dovunque, le librerie indipendenti stanno ora vivendo un momento di grande rinascita, segno che il loro ruolo è davvero insostituibile», scrivono i titolari, una coppia che si tuffò in questa avventura quattro decenni fa in un’altra strada del centro, via Fiesolana, e dopo qualche anno traslocò. «Noi siamo stati fortunati, ma anche bravi e ostinati, nel difendere un progetto e un’idea nel pieno centro di Firenze», rivendicano con orgoglio i titolari Emily Rosner e Maurizio Panichi. «Di fatto da quarant’anni la nostra libreria è punto di riferimento non solo per gli stranieri, ma anche per i fiorentini. Ci sono passati scrittori come Dan Brown, Jhumpa Lahiri e molti altri, professori e studenti delle tante università americane che hanno sede a Firenze, turisti colti di tutto il mondo e anche moltissimi italiani che amano leggere in inglese. Ora la Paperback Exchange è pronta ad affrontare ulteriori sfide, molti futuri anni di stimolante vita nuova». La buona notizia infatti è che la Paperback Exchange prosegue e non siamo a stilare il classico “necrologio” culturale.

Le librerie in inglese a Roma
Già che siamo in argomento, converrà ricordare che anche a Roma, città cosmopolita e piena di stranieri, più librerie in inglese reggono la barra con un proprio indirizzo, una propria scelta, una loro autonomia. Si devono innanzi tutto citare l’Open Door Bookshop, in via della Lungaretta, nato nel 1976, lo storico Anglo American Book in via della Vite, che nacque nel 1953 con il nome di Interbook, in un’altra strada, poi si divise in due, Interbook e Anglo American Book Co. Terza vetrina, l’Almost Corner Bookshop, in via del Moro, in Trastevere (la trovate su Facebook): un autentico angolo di tranquillità nato nel 1991 per volontà dell’australiano Claire Hammond in una zona allora molto più vissuta dai romani e diventata un turistificio a scapito degli abitanti.

La legge sugli sconti
Ricordiamo infine un punto dirimente per le librerie indipendenti. La legge “Levi” permette sconti ai libri fino al 15%. L’intento, quando la legge fu proposta e istituita, era lodevole: assicurare il pluralismo, le librerie, la concorrenza anche per chi ha dimensioni più modeste. Purtroppo spesso grossi marchi editoriali adottano escamotage per superare quel 15% (è il tetto massimo di sconto ammesso nell’Ue) per cui piccoli editori e piccoli librai faticano perché già il 15% pesa molto e vorrebbero rivedere la legge ponendo un tetto del 5%. Al che, direte, i libri costeranno di più? No, affermano i sostenitori di un cambio di passo, perché se un editore sa che non può andare oltre il 5% non gonfierà il prezzo del libro perché deve, per l’appunto, ammortizzare i ribassi che lui stesso e la concorrenza praticano.

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