‘Proteggi le mie parole': il lascito dei dissidenti russi e una fotografia della Russia liberticida di Putin

Il libro, pubblicato dalla casa editrice Edizioni e/o, sarà in libreria dal 30 novembre

‘Proteggi le mie parole': il lascito dei dissidenti russi e una fotografia della Russia liberticida di Putin
In foto un dettaglio della copertina del libro
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redazione Modifica articolo

9 Novembre 2022 - 17.13


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Tante voci, tanti discorsi ma un unico comune denominatore: la Russia liberticida di Vladimir Putin. Questo è quanto è possibile trovare nel libro Proteggi le mie parole, annunciato dalla casa editrice Edizioni E/O e pubblicato in collaborazione con l’associazione russa Memorial, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2022.

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Curata da Sergej Bondarenko e Giulia De Florio, l’opera è accompagnata anche dalla prefazione di Marcello Flores – noto storico italiano- e sarà disponibile nelle librerie da mercoledì 30 novembre.

Proteggi le mie parole è un volume di grande rilevanza, perché raccoglie i discorsi pronunciati in punto di condanna dai dissidenti russi. Le loro voci sono state affidate al lavoro editoriale e di traduzione di Ester Castelli, Luisa Doplicher, Axel Fruxi, Andrea Gullotta, Sara Polidoro, Francesca Stefanelli, Claudia Zonghetti, i quali, hanno permetteranno anche al pubblico italiano di venire a conoscenza di questi importanti messaggi.

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Negli ultimi vent’anni, durata del governo Putin, il numero dei processi giudiziari in Russia è pericolosamente aumentato e uomini, donne, studenti, attivisti e giornalisti hanno dovuto affrontare ingiusti procedimenti penali soltanto per aver espresso il loro dissenso e per non aver avuto paura di manifestare la diversità delle loro idee.

Multe, condanne o detenzioni in colonie penali cambia poco, perché il risultato, come prevedibile del resto, è lo stesso: la messa a tacere di ogni opposizione.

Ciò nonostante, il sistema penale sovietico prevede che agli imputati sia concesso un ultimo discorso, così da poter sostenere la propria innocenza o ribadire la propria posizione. Questi testi, per la loro urgenza, molto spesso, trascendono l’ambito giuridico-penale per approdare nell’ambito letterario, se non filosofico e sociologico, diventando un lascito in grado di attraversare epoche e generazioni.

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Per qualcuno queste ultime parole sono diventate una denuncia finale al governo liberticida; per altri, la loro pronuncia, è stata l’occasione per spostare il discorso dal piano politico al piano -anche- esistenziale.

La raccolta di queste voci è stata presa a carico dall’associazione Memorial, che sul territorio russo si batte per denunciare le violazioni dei diritti umani e per ricordare chi le ha subite.

Il Nobel per la Pace sarà ritirato da Jan Račinskij, nella carica di direttore del Centro per la difesa dei diritti umani di Memorial.

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Qui l’intera copertina del volume.
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