Accademia della Crusca, la storia “dell’italiano”

Il prestigioso istituto, che nella settimana della lingua ha appena pubblicato un libro sul linguaggio dei giovani, nacque per merito di scanzonati letterati fiorentini del XV secolo e oggi è un riferimento internazionale

Accademia della Crusca, la storia “dell’italiano”
Il primo Vocabolario della Crusca del 1612
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22 Ottobre 2022 - 20.31


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di Marcello Cecconi

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“Il più bel fior ne coglie”. Questo il motto dell’Accademia della Crusca che adatta un verso del Petrarca all’interno del Canzoniere con la facile parafrasi che ci racconta come l’Accademia da…un insieme di cose prenda solo il meglio. L’Accademia si è costituita ufficialmente a Firenze nel 1483 ma lo spirito aveva iniziato a farsi strada già nel decennio precedente. Nacque da amici e letterati burloni appellati la “brigata dei crusconi” che si ritrovavano spesso e puntavano a differenziarsi dall’ufficialità austera e solenne dell’Accademia di Firenze. Quest’ultima era sostenuta con ardore dal Granduca Cosimo I per sottolineare e gratificare il lavoro che il letterato umanista veneziano Pietro Brembo stava facendo nel codificare il volgare fiorentino come l’italiano scritto.

Trai serio e il faceto i “crusconi” non evitavano comunque le intenzioni letterarie e le discussioni di impegno culturale indirizzate soprattutto ad autori che scrivevano in volgare. Ecco chi erano con nomi e nomignoli: Giovan Battista Deti, il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de’ Rossi, l’Inferigno. L’anno prima della fondazione ufficiale si aggiunse Lionardo Salviati, l’Infarinato, che guidò la trasformazione dell’Accademia dandole la spinta decisiva verso la trasformazione degli intenti.

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Fu lo stesso Salviati a cambiare la simbologia iniziale dei “crusconi”, abbandonando il senso giocoso e indicando come simbologia la farina. Si affiancavano così all’Accademia di Firenze nel sostenere il primato del volgare del Trecento fiorentino attribuendosi il compito di “setacciare” la lingua così come si fa con la farina per dividerla dalla crusca, insomma ricavarne il meglio proprio come dice quel motto che sarebbe stato adottato di lì a qualche anno. Il simbolo divenne, “il frullone”, l’apparecchio che si adoperava per setacciare la farina e così tutti gli arredi dell’Accademia presero nomi attinenti al grano e dintorni proprio come gli stemmi personali degli accademici.

Il primo Vocabolario degli Accademici della Crusca fu stampato a Venezia e uscì nel 1612 suscitando interesse e dibattiti intorno ai metodi usati nel privilegiare la fiorentinità. Nei secoli ne son seguite diverse edizioni e, dopo il periodo del fascismo che fra le altre cose eliminò l’impegno lessicografico all’Accademia, la stessa riprese il proprio ruolo nel dopoguerra. Nel 1963, con l’elezione a presidente di Giacomo Devoto, iniziò a collaborare con il Cnr mettendo in piedi progetti di grande respiro e non solo nazionali. La mancanza di fondi portò però l’Accademia a rinunciare ai grandi sogni e convogliare le risorse in unica direzione tanto che, in luogo del Grande Vocabolario, uscì solo il Tesoro della lingua italiana delle origini (TLIO).

Finito l’accordo con il Cnr, nel 1983 l’Accademia ospitò nella propria sede il Centro di studi denominato “Opera del Vocabolario italiano” interno al Cnr e distinto dall’Accademia. Oggi, sotto la guida dell’attuale presidente Claudio Marazzini, l’Accademia può mirare a una vasta attività di ricerca, dedicandosi anche all’editoria e alla consulenza per la lingua italiana. Si prodiga nel diffondere la conoscenza storica della nostra lingua in patria e all’estero in un disegno attivo di politica linguistica europea. Non ultimo, mette a disposizione del pubblico una Biblioteca specialistica e un ricco Archivio nella sua sede fiorentina di Villa medicea di Castello. Ha un portale con diversi servizi e alimenta il profilo Facebook, Instagram, Twitter oltre a un canale YouTube.

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