di Marialaura Baldino
Le favole si sa, oltre a presentarci personaggi fantastici, contengono sempre una morale che si adatta a ogni tempo e alle diverse situazioni della vita e del mondo. Prepariamoci quindi ad ascoltare ciò che la nuova favola di Pietro Clementi ha da dirci.
Nelle librerie da fine settembre con Gallucci Editore esce ‘La favolosa favola della fatina Scemarella’, il nuovo racconto dello scrittore e autore teatrale che ha da insegnare non solo ai più piccoli, ma anche agli adulti.
È nel magico mondo di Favolosia – un mondo a metà tra la Terra e le favole- dove le fatine nascono da splendidi fiori che si muove la protagonista, l’eroina della storia. Scemarella, una fatina un po’ maldestra nasce da un carciofo e “contro la sua volontà” si ritrova con un nome molto bizzarro e, per il suo aspetto fisico, subisce le angherie delle altre fatine.
A farle da spalla lungo tutto lo scorrere del romanzo è il suo amico Othello, un Labrador, che ha sempre desiderato indossare la ali da fatina e che aiuterà Scemarella ad affrontare e combattere la perfida fata cattiva.
Scemarella è romanzo fantasy adatto a tutte le età, in maniera leggera, naturale e divertente tratterà temi di grande rilevanza sociale come il bullismo, il body shaming, l’accettazione di sé, delle proprie qualità, ma anche dei propri difetti.
In un’intervista all’agenzia di stampa ‘AdnKronos’, l’autore ha dichiarato: “E’ un libro che farà discutere molto per due motivi. Il primo è che affronta un tema importante, duro e drammatico come il bullismo e il body shaming, usando anche epiteti crudi (‘cicciona’, ‘grassa’, ‘scema’) che spesso si sentono dire. Ma il testo riesce in maniera semplice, divertente e naturale, ad aiutare tutti i bambini a credere in sé stessi e a non farsi colpire da parole che nessuno dovrebbe mai pronunciare”.
Il secondo motivo, come precisa l’autore, è il fatto che uno dei protagonisti della favola – il cane Othello – è un personaggio Lgbtqia+. “Il tema è toccato in maniera molto semplice e naturale, attraverso il desiderio di Othello di indossare le ali di fata”. Il coraggioso Labrador costruisce per sé ali finte, fatte di stoffa e indossandole davanti allo specchio viene sorpreso dal suo branco, dalla sua famiglia. Viene attaccato, malmenato dai suoi simili solo perché ha un comportamento diverso dal gruppo”.
La scena più toccante e commovente della favola è quando il povero Othello viene presentato ferito, spaventato e con le ali distrutte. Descritta e ritratta con dolcezza, attraverso parole scelte con cura, l’episodio racchiude un forte simbolismo e un profondo significato che i più piccoli sapranno cogliere.
A rendere lo scritto più accattivante sono le bellissime illustrazioni di Valerio Chiola.
L’autore, che nel 2015 ha fondato la Compagnia ‘Un teatro da favola’, nel 2020 ha già pubblicato, sempre con Gallucci, il romanzo “Non è colpa della cicogna”.
In un mondo, dove essere sé stessi risulta ogni giorno più complesso, dove l’eterogeneità dei suoi abitanti fa spavento e dove l’inclusività ritratta in un cartone animato scandalizza, una favola simile potrebbe aiutare tutti a far riflettere sull’importanza del rispetto verso gli altri e di quanto le parole ostili siano più affilate di una lama.
Ma in fondo i bambini certe cose le sanno. Forse per il loro essere fuori dagli schemi e dai parametri sociali. O forse perché la loro semplicità e genuinità di pensieri e sentimenti permette loro di vedere il mondo e le persone per quello che sono e non per quello che dovrebbero essere.