Sorelle, fratelli, amici: tre storie struggenti inaugurano la rubrica settimanale di Consigli libreschi

In questo primo appuntamento: "Una vita come tante" di Yanagihara, "La fine della solitudine" di Benedict Wells e "Non dimenticare chi sei" di Yaa Gyasi

Sorelle, fratelli, amici: tre storie struggenti inaugurano la rubrica settimanale di Consigli libreschi
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15 Ottobre 2021 - 01.59


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di Erica Cerami

Da oggi introdurremo una rubrica settimanale dedicata ai libri. No, non vi annoieremo con lunghissime e dettagliate recensioni, piuttosto vorremmo farvi conoscere qualche titolo interessante da inserire nella vostra wishlist libresca. I criteri con i quali selezioneremo i titoli da consigliarvi cambieranno di volta in volta e ruoteranno intorno ad un tema più generale, ad un sentimento comune. Per questa prima uscita di “Consigli libreschi” abbiamo scelto tre titoli che definirei, senza troppi giri di parole, struggenti. Anche se le trame di questi romanzi non sono allegre o spensierate, ma piuttosto serie e toccanti, hanno avuto la capacità di tenermi incollata alle pagine, dal primo all’ultimo capitolo. Quindi, senza dilungarmi troppo sulla premessa, cominciamo!                                               

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“Una vita come tante” di Hanya Yanagihara (Sellerio 2016, 1.104pp – 20,90€)

Alla vista di questo romanzo dalle mille e passa pagine potreste sentirvi scoraggiati. In realtà è una lettura che divorerete, come ho fatto io. L’autrice riesce a farvi appassionare alle vite dei suoi personaggi, di cui muove le fila con eccezionale bravura. L’amicizia tra quattro giovani ragazzi – Jude, Willem, JB e Malcom – è al centro della prima parte del romanzo: seguirete le loro prime esperienze professionali e amorose, il loro allontanarsi e ricongiungersi. Il racconto spazia dal presente al passato, introducendo sempre nuovi personaggi: ad alcuni riserverete sentimenti di odio profondo, per altri proverete un sincero affetto. Fin dalle prime pagine vi accorgerete che uno dei quattro giovani è più speciale degli altri. Alla sua infanzia e alla complessità del suo io adulto l’autrice dedica molto più spazio che agli altri tre, ma intuirete da subito – o quasi – il motivo di questa scelta. 

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“La fine della solitudine”
di Benedict Wells (Salani 2017, 312pp – 9,50€)

Al centro di questa storia troviamo Jules, Liz e Marty: tre fratelli che, ancora bambini, devono fare i conti la terribile perdita dei loro genitori. Questa disgrazia provoca una spaccatura profonda nell’animo dei fratelli Moreau, che sono costretti a trascorre la fine della loro infanzia e l’adolescenza tra le mura di un istituto statale. Tutti e tre tenteranno di riempire il vuoto che li divora dal momento in cui sono rimasti orfani. C’è chi troverà conforto nello studio, chi brancolerà nel buio per molto tempo e chi deciderà di vivere una vita senza freni. Passeranno gli anni e arriveranno addirittura ad ammettere di essere come sconosciuti gli uni per gli altri, anche se il legame di sangue che li unisce indissolubilmente prevarrà su tutto il resto.


“Non dimenticare chi sei”
di Yaa Gyasi (Garzanti 2017, 336pp – 11,40€)

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In questo romanzo seguiamo la discendenza di due sorellastre, Effia e Esi, nate in Ghana intorno alla metà del 1700. Nessuna delle due è a conoscenza dell’esistenza dell’altra. In ogni capitolo del libro troviamo una voce diversa: i discendenti delle due donne raccontano la loro vita, contribuendo a costruire un imponente albero genealogico. Questo libro potrebbe essere letto anche come romanzo storico, in quanto – considerando il lungo arco di tempo che copre – riporta fatti realmente accaduti: la guerra tra l’impero degli Ashanti e l’impero britannico, l’istituzione della schiavitù e segregazione negli Stati Uniti. Un romanzo di una complessità sottovalutata: ogni capitolo è un salto in avanti nella storia e un passo sempre più vicino verso il ricongiungimento tra gli ultimi eredi delle due sorelle. Un romanzo che insiste su quanto influisca il luogo dove nasciamo e da chi veniamo cresciuti nel determinare chi potremmo essere in futuro e che le nostre origini lasciano un’impronta profonda nell’anima di ognuno. Inoltre, aggiungo io, non dovremmo dimenticare mai la fortuna che abbiamo avuto nel nascere nella parte “facile” del mondo e leggendo questo romanzo risulterà molto chiaro.

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