Lawrence Ferlinghetti non scrive più: addio al poeta del Beat e di San Francisco

Editore e libraio della City Lights, aveva 101 anni. Il ricordo e una poesia di un autore che lo aveva conosciuto, Alessandro Agostinelli 

Lawrence Ferlinghetti non scrive più: addio al poeta del Beat e di San Francisco
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23 Febbraio 2021 - 21.55


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Lawrence Ferlinghetti, poeta, editore, fondatore della libreria City Lights, voce e sostenitore della Beat Generation, è morto lunedì alle 21.45 ora locale nella sua casa a San Francisco, stroncato da una malattia ai polmoni. Lo ha comunicato suo figlio Lorenzo. Tra i suoi momenti di maggior notorietà, pur non cercata, fu quando la City Lights nel 1956 pubblicò il poema “Urlo” (Howl) di Allen Ginsberg e Ferlinghetti fu arrestato e processato con l’accusa di pubblicazione oscena e poi completamente scagionato dal giudice. Lo scrittore ed editore, promotore culturale, attivista, impegnato in tante battaglie, era nato nel 1919. Suo padre Carlo era originario di Brescia ma morì prima della venuta al mondo del figlio. La madre Lyons Albertine Mendes-Monsanto aveva origini francesi, ebree sefardite e portoghesi. Alla agenzia Ansa, la sua collaboratrice in Italia e traduttrice Giada Diano ha rivelato: “Fino alla fine ha avuto un desiderio di vivere incredibile e molta lucidità sulla situazione politica e il Covid. ‘Non posso morire finché c’è Trump’ mi diceva”
 
Sul poeta, e sulla sua città San Francisco, pubblichiamo questo intervento e una poesia di Alessandro Agostinelli che ha conosciuto di persona il poeta statunitense. 

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di Alessandro Agostinelli: Ferlinghetti e la sua San Francisco 

Lawrence Ferlinghetti aveva 101 anni e ne aveva vista di poesia passare sotto e sopra i ponti. Editore, libraio, poeta un po’ americano un po’ europeo, era una delle istituzioni di North Beach, quartiere degli artisti e degli italiani di San Francisco. In questa città ho vissuto nel 2001 ed è l’unica città (insieme a Berlino) che adoro.
Si manifesta una città con uno spazio. Basta un piccolo edificio, o semplicemente il bancone di un bar o lo scaffale di una libreria. E poi si esce sulla strada, si attraversa un incrocio e si apre davanti a noi una piazza con gli alberi, o riusciamo a sbirciare, in fondo alla via stretta, un’aria di salmastro che annuncia il mare.

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Sono sogni a occhi aperti le città della mia vita. Le ho amate quasi tutte meravigliosamente (tranne due italiane e due europee di cui non farò la spia). Molti poemi sono nati in tante città che ho visitato e in altre dove ho vissuto. Ma non sono molte le città di cui parlo in poesia. Quella che più  adoro è – come ho detto – San Francisco. E adesso con la morte di Lawrence Ferlinghetti mi torna in mente quando andai a trovarlo sulla Columbus Avenue, dentro alla City Lights Book, la sua libreria, nel suo tabernacolo, a cui si accedeva da una scala di legno.

Quando si parla di Ferlinghetti e di poesia di San Francisco non si può non fare i conti anche con la esagerata fortuna italiana della Beat Generation, movimento che lui contribuì a diffondere come importante editore (e poeta semplice, pervertiano quasi) che regalò al mondo Howl di Allen Ginsberg.
Tempo fa avevo scritto una poesia su questo momento, sul momento in cui Ferlinghetti sarebbe morto. Non so come, ma aspettavo questo momento, come un punto di non ritorno: muore l’ultimo dei poeti beat originari.
E in questo poema è per me un piacere citare il caffè dove i miei amici Luciano Jude Mezzetta, Paul Vangelisti, Jack Hirschman hanno bazzicato, come del resto ho fatto io: loro per parlare di poesia, io alla ricerca di un vero caffè. North Beach è stata per un periodo il mio nido immaginario, di cui ho avuto infatuazione e cura, perché la legavo strettamente alla scrittura. Come nota William Carlos Williams: “La poesia è quel che ci preme”.

Così a San Francisco ho vissuto in simultanea due volte allo stesso momento; ogni minuto della mia permanenza sulla baia di fronte all’Oceano Pacifico è stato un amplificato multiverso.
Oggi finisce un’epoca e comincia la storia. Chissà quanti fiumi di parole cominceranno a prendere il volo. Per quel che mi riguarda è forse il momento di diventare adulti: sembra che l’ultimo bambino se ne sia andato a 101 anni. Addio Ferlinghetti.

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San Francisco

quando lawrence ferlinghetti morirà
avrò già fatto una passeggiata
intorno alla columbus avenue
sarò passato dal caffè trieste
a prendere un espresso italiano.

non proverò vergogna per la guerra
non sarà più la mia preghiera falsa
non spezzerò catene senza un sogno
accecherò nell’ombra ogni mio sforzo
vedrò mutare ovunque frasi sacre.

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sarà senza stupore il mondo intero
sarà la vita nuova un animale.

Ferlinghetti, poeta 99enne contro le ingiustizie: tradotta l’antologia “Greatest poems”

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