Amanda Gorman, l'America del futuro a fianco di Biden

La poeta balbuziente ha incantato il mondo intero brillando di luce propria fra le star femminili dell’Inauguration Day di Capitol Hill

Amanda Gorman, l'America del futuro a fianco di Biden
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24 Gennaio 2021 - 20.49


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di Marcello Cecconi

Di chi è lo sguardo e la voce; di chi sono le parole della giovane donna che a Capitol Hill, condensa in un cantico ciò che gli Stati Uniti sono stati nei secoli? Quelle parole e quello sguardo sono i tratti distintivi che appartengono alla giovane poeta Amanda Gorman. Da noi è poco conosciuta in quanto solo i conoscitori del grande mondo della poesia l’hanno già incontrata. Il pubblico di massa, no. La cerimonia dell’insediamento del nuovo presidente Joe Biden ha offerto la straordinaria occasione di capire, con le parole della poesia e con le voci di due storiche interpreti, il loro modo di sentirsi nazione; una nazione che vanta meno di tre secoli di vita avendo compresso la storia precedente nelle “riserve”, sarà per quella commistione di origini, religioni e culture che affievolisce resistenze all’inclusione, ma gli americani riescono sempre a sorprendere.
Ormai le immagini dei patrioti di Trump sembrano un’onta lontana, una ferita della democrazia da rimarginare. L’iconografia simbolica ha fatto dimenticare l’assenza del popolo dovuta sia alla pandemia sia alle misure di sicurezza, ma le duecentomila bandiere a stelle e strisce, nel lungo viale che si estende dal Campidoglio al Lincoln Memorial, hanno riscaldato la vista e il cuore. Come il discorso del Presidente pacificatore, la presenza massiccia delle donne con incarichi di vertice dalla prima vicepresidente afroasiatica Kamala Harris o un melting-pot inclusivo che è stato così tanto mostrato da diventare un’icona della nuova amministrazione.
Ma la presenza che ha assunto il significato del passaggio dal vecchio al nuovo è stata sicuramente quella di Amanda Gorman, la ragazzina afroamericana della quale merita narrare anche al pubblico italiano la storia. Dieci anni fa, ancora studentessa adolescente a Los Angeles, trascorreva giornate divorando le opere del Premio Nobel Toni Morrison e scarabocchiando nei suoi diari il sogno di diventare un giorno scrittrice. Poi la laurea in sociologia a Harvard e, subito dopo,  la vocazione che  comincia ad avverarsi: viene eletta prima National Youth Poet Laureate. Declamando, a soli ventidue anni, su quella scalinata la poesia “The Hill We Climb” è come se si fosse materializzato il primo dei suoi molti sogni.
Da piccola, dicono le cronache, sembra che avesse un difetto di pronuncia, proprio come Joe Biden: cioè soffrivano, entrambi, di balbuzie.  I legami con la famiglia Biden non si limitano però a questa sorprendente somiglianza.  A volerla all’inauguration Day è stata, infatti, Jill Biden che era rimasta colpita dalla lettura che Gorman aveva fatto della sua poesia In This Place: An American Lyric alla Biblioteca del Congresso, nel 2017. E lei l’ha ripagata con una presenza concreta, elegante e un’interpretazione perfetta della sua composizione, con una mimica facciale che sottolineava la declamazione ritmata, quasi rap, che rendeva affascinante e immaginifico il momento, una recita che faceva ricordare il Musical Hamilton dedicato ad uno dei padri fondatori degli Stati Uniti.
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Amanda Gordan mentre recita la poesia 
“Una nuova alba sboccerà, mentre noi la renderemo libera, perché ci sarà sempre luce, finché saremo coraggiosi abbastanza da vederla, finché saremo coraggiosi abbastanza da essere noi stessi luce.” Così concludeva la sua recita Amanda Gorman, di Prada vestita. Change-maker, creatrice di cambiamento, così si definisce sul suo blog.

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