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Con la sua “Economia sentimentale” Edoardo Nesi esplora la crisi per pandemia

Un saggio-reportage nella comunità pratese e con economisti ed esperti su lavoro e sopravvivenza sociale: lo scrittore lo presenta online

Con la sua “Economia sentimentale” Edoardo Nesi esplora la crisi per pandemia
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1 Dicembre 2020 - 14.52


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Edoardo Nesi è uno scrittore che, in qualche modo, potremmo accostare a romanzieri come Ermanno Rea o Paolo Volponi: affronta gli effetti “umani” di strutture e ristrutturazioni industriali, un tempo le fabbriche, le conseguenze di una “dismissione” (per riprendere un titolo di Rea) e di un’economia un tempo fiorente che con la crisi – e in questo caso accentuata dal Covid – obbliga a ripensamenti e aggiustamenti di tiro. Il vincitore del premio Strega 2011 con Storia della mia gente è un imprenditore pratese che dovette vendere l’azienda di famiglia. Se per la sua vita sarà stato devastante, per la cultura però non è stato un male, il nostro panorama letterario si è arricchito: è emerso un scrittore in grado di interpretare la drammatica crisi, non solo economica, anche antropologica e culturale, della sua zona e di un paese intero, le ripercussioni della cosiddetta globalizzazione e di una mentalità omologatrice.
Adesso Nesi ha pubblicato il saggio-reportage scaturito da uno sguardo sugli della pandemia, “Economia sentimentale” (Nave di Teseo, pp. 160, euro 17). Lo presenta domani mercoledì 2 dicembre alle 17.30 in diretta streaming sui canali social Facebook e Youtube del Museo del Tessuto di Prato e sul profilo Facebook della casa editrice milanese. Introduce l’incontro via web il direttore del museo Filippo Guarini, dopo di che Nesi dialoga con Piero Ceccatelli, giornalista de La Nazione, e con Francesco Marini, imprenditore tessile, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord e presidente della Fondazione Museo del Tessuto. Durante l’incontro l’attrice Valentina Banci legge brani dal romanzo da lei scelti; chi segue può fare domande commentando la diretta.

Clicca qui per il canale Facebook e clicca qui per il canale youtube del Museo del tessuto

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Nel libro che nel titolo parafrasa l’educazione sentimentale di Flaubert “Nesi – parole della casa editrice – ci fa ascoltare le parole di imprenditori tessili piccolissimi, luminari della sostenibilità, baristi, industriali dell’intimo, partite Iva, disoccupati, dando voce a tutte le anime di una società smarrita e impaurita, di un popolo che ancora non si fida a sortire di casa”. Delle notazioni editoriali, varrà rimarcare un tratto dell’autore che lo fa sentire partecipe alle tribolazioni di noi tutti anche perché le vive lui stesso: “Un autore perpetuamente sballottato da pietà e rabbia e amore, che sembra però intuire una via d’uscita, e mostrarcela, e come sempre in Nesi, la speranza si comunica coi libri, col leggere, con la bellezza”.

Su Tuttolibri della Stampa del 21 novembre scorso Alberto Casadei recensendo Economia sentimentale scriveva: “In questo suo nuovo racconto-saggio lo scrittore si presenta nel pieno della pandemia, ossessionato dalle conseguenze che di sicuro si verificheranno per il lavoro, l’economia materiale, la sopravvivenza delle fasce sociali medio-basse. Perché una delle poche evidenze, in questo periodo così drammaticamente incerto, è che solo i super-colossi finanziari continueranno ad arricchirsi, Covid o no, e specialmente i big della tecnologia, altrimenti noti come Faang”.

Nesi non è tipo da galleggiare in superficie. Con una lingua che ricorre a espressioni della sua terra intervista tra altri Enrico Giovannini, economista che ha guidato l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Guido Maria Brera, che gestisce fondi d’investimento e ha scritto Nesi Tutto è in frantumi e danza (2017), sulle conseguenze della crisi finanziaria del 2008, e persone con meno qualifiche ma non meno umanamente e socialmente importanti.
“L’autore nota che l’attuale fase di globalizzazione è comunque meno radiosa e innovativa di quella che si era concretizzata sino agli anni Settanta del secolo scorso”, scrive il recensore. Tra “irritate e a volte irritanti considerazioni sulla pandemia, sulla sua gestione politica e sociale, sui destini generali e quelli particolarissimi”, tra il capitolo finale sulla sua famiglia e il padre imprenditore di successo Alvarado, “Nesi – a parere di Casadei – sembra non avere risposte se non quella di una faticosa ricerca di appartenenza. L’essere parte di un gruppo, dalla famiglia alla città natale alla comunità dei simili, è un eventuale antidoto alla lotta titanica del singolo per un miglioramento solo suo, il modello che ha dominato gran parte dello sviluppo capitalistico occidentale e che ora rivela tutta la sua assurdità”.

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