La guerra di Spagna tra ferocia e antifascisti divisi: così la narra André Malraux

Nel romanzo “La speranza” l’autore francese che parteggiava per i comunisti restituisce con pagine drammatiche quel conflitto. Anche se come combattente fu molto scarso

La guerra di Spagna tra ferocia e antifascisti divisi: così la narra André Malraux
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10 Agosto 2020 - 11.31


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di Marco Buttafuoco

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Torna in libreria, a ventotto anni dall’ultima edizione italiana, quello che fu il primo dei classici sulla guerra di Spagna, La speranza di André Malraux. Un libro molto importante anche perché scritto a distanza brevissima dagli avvenimenti narrati. La prima edizione francese risale al novembre del 1937, quando ancora la guerra era in corso e la materia, ancora tagliente e sanguinosa, rendeva arduo un racconto dall’alto, distaccato. L’arco temporale degli eventi copre pochi mesi, dall’“alzamiento” dei quattro generali (18 luglio del 1936) a quella che fu, se non l’ultima, la più celebre vittoria repubblicana: la battaglia di Guadalajara (marzo 1937). In mezzo i combattimenti di strada di Madrid e Barcellona, il feroce assedio dell’Alcazar di Toledo, i bombardamenti sulla stessa Madrid e l’epopea della difesa repubblicana, metro per metro, della Casa de Campo e della Città Universitaria, la leggenda del Quinto Regimiento, la caduta di Malaga la faticosa vicenda dell’aviazione antifascista, di cui Malraux fu caposquadriglia.

Il romanzo non prevede un narratore onnisciente che narri in terza o in prima persona e tantomeno un solo protagonista. I personaggi centrali sono moltissimi e tutti di parte repubblicana: cattolici, comunisti, anarchici, socialisti, miliziani internazionali. Uno dei principali, il pilota francese Magnin, è lo stesso Malraux. La storiografia e la memorialistica hanno ridimensionato il ruolo militare dello scrittore nel conflitto. Il generale Ignacio Cisneros, comandante in capo dell’aeronautica repubblicana lo definì incompetente: “Avrebbe potuto esserci tanto utile per la sua personalità di scrittore ma rese vano il suo apporto militare con la pretesa di fare il capo di squadriglia, pur non avendo mai visto in vita sua un aereo, senza avere la più pallida idea della funzione dell’aviazione nella guerra, non rendendosi conto della difficoltà, anzi dell’inutilità di giocare all’aviatore senza esserlo”.

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Al di là dell’effettivo valore di Malraux combattente dell’aria è innegabile che questo libro, in parte basato su esperienze dirette e intessuto di pagine apparentemente disorganizzate, con bruschi salti di scena, sia in grado di restituire, con una prosa ricchissima, le emozioni e le passioni di quegli anni mitici. Il bombardamento di Madrid evoca Goya e ha luci drammatiche, quasi caravaggesche, la battaglia di Guadalajara è immersa in un paesaggio fangoso, squallido e nevoso che restituisce tutta la fatica e l’orrore della situazione; il combattimento con i lanciafiamme nei sotterranei dell’Alcazar è una pagina di grande crudezza e suggestione. L’impeto epico della prosa non nasconde la ferocia, la crudeltà, la miseria stessa di quello e di ogni conflitto, la follia umana.

Naturalmente all’intellettuale Malraux (a lungo ministro della cultura con il generale De Gaulle) non sfuggono né la sostanziale debolezza della posizione repubblicana, priva di appoggi internazionali veri e propri, né la frammentazione ideologica del fronte antifascista. Le narrazioni belliche sono intervallate da lunghi dialoghi fra i protagonisti che fanno il punto (un po’ faticoso, talora, a dire il vero) sulle diverse posizioni. Lo scrittore si schiera a favore dei comunisti, dei quali non fa parte, ma dei quali ammira la disciplina ferrea e la concretezza: “ Un comunista vuole fare qualcosa, un anarchico vuole essere qualcosa”. Lo stalinismo è ancora sullo sfondo, è sostanzialmente e volutamente ignorato come tragedia storica. Le vicende del maggio del 1937 (le battaglie di strada di Barcellona fra antifascisti e l’inizio della liquidazione del Poum), raccontate un anno dopo da George Orwell nel suo bellissimo Omaggio alla Catalogna, sono ignorate, anche se contemporanee della redazione de “La speranza”, che fu a lungo, peraltro, un best seller. A Malraux interessa solo documentare, con tecnica cinematografica, la resistenza, epica del popolo spagnolo e indicare che la chiave per la vittoria potevano essere solo l’aiuto militare dei paesi democratici e una disciplina ferrea e organizzata come quella garantita dai comunisti. Nelle sue pagine le faide interne al fronte repubblicano sono ancora tutte ideologiche, restano discussioni filosofiche fra comandanti gentiluomini.

L’Espoir, da cui fu tratto un film (“La sierra de Teruel”) resta comunque, per la magnifica scrittura e anche per quello che non racconta, un libro importante per chiunque voglia approfondire quell’anteprima della seconda guerra mondiale che fu il conflitto spagnolo. Anche se non ha la stessa pregnanza storica dell’opera di Orwell è tutt’altro che un romanzo di mera propaganda, come lo definì la critica più malevola.
André Malraux, La Speranza, Bompiani 2020, pag 224,€ 15,20 ebook 9,99.

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