Camilleri, gran cronista che infrange le regole solo per giustizia

Lo scrittore morto il 17 luglio 2019 prestava molta attenzione alla storia, specie del sud. La sua Vigata è diventata la Macondo della Sicilia. È uscito l’ultimo romanzo postumo, “Riccardino”

Camilleri, gran cronista che infrange le regole solo per giustizia
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17 Luglio 2020 - 08.29


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di Marco Buttafuoco

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In questi giorni una televisione finlandese sta trasmettendo, con il solito successo, gli ultimi episodi della saga di Salvo Montalbano. A distanza di un anno dalla morte del suo creatore Andrea Camilleri, il 17 luglio, il personaggio del poliziotto malinconico e un po’anarchico continua a girare il mondo e a essere popolare negli Usa quanto in Giappone, in Israele come nei paesi nordici. Mercoledì è uscito, postumo, come da volontà del maestro l’ultimo episodio della sua lunga avventura e c’è da credere che sarà un altro clamoroso trionfo editoriale, Riccardino. L’ultima indagine del commissario Montalbano (Sellerio, 292 pagine, 15,00 euro, E-book 9,99 euro).

Nei teatri il film della “Conversazione su Tiresia” di Andrea Camilleri

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Sicuramente la vicenda letteraria di Camilleri sarà oggetto di studio accurato nei tempi a venire. Il suo successo arrivò in un’età relativamente tarda, quando lo scrittore aveva più di sessant’anni e fu dovuto, all’inizio, al passaparola dei lettori e all’entusiasmo dei librai. Non era per niente scontato che libri scritti in una strana lingua siculo-italiana e ambientati serialmente in un paesone immaginario della Sicilia profonda avessero tanto successo prima letterario e poi televisivo. Dopo l’uscita delle prime puntate della serie ci fu addirittura un boom turistico, che solo il Covid ha frenato, nel ragusano, dove erano ambientate. I tour organizzati della Sicilia devono, da allora, includere, necessariamente, i luoghi di Montalbano.

Era già sorprendente il successo del personaggio in Italia. Salvo è un personaggio schivo, che ama la solitudine e detesta la ribalta, infrange le regole solo per amore della legge e della giustizia, non ama le gerarchie. Il contrario di un uomo di successo nell’Italia di oggi, un paese che lo stesso Camilleri apprezzava ben poco. E va anche detto che le storie del commissariato vigatese sono molto diverse dai noir polizieschi che oggi spopolano sulle varie piattaforme televisive. Meno sangue, meno sesso, meno truculenza in generale e più ironia e delicatezza.
Soprattutto, ripeto, nessuno che si aspettasse che Vigata sarebbe diventata un’altra Macondo dell’immaginario di lettori e spettatori di tutto il mondo, un luogo dell’anima per gente di tutti i continenti. Eppure così è stato e così è ancora. Il fatto è che Camilleri è stato un grande scrittore di storia, un grande cronista, e non solo di un passato immaginario come quello de Il birraio di Preston o La stagione della caccia.

Già nel 1984 aveva pubblicato un libricino prezioso, La strage dimenticata, in cui riferiva di un massacro di reclusi avvenuto in Sicilia nel febbraio del 1848. Con un cupo umorismo il libro raccontava, in forma di cronaca, quell’eccidio, perpetrato dal governo borbonico (si temeva che i prigionieri potessero evadere e unirsi ai moti rivoluzionari che stavano nascendo in tutta Europa) e dimenticato anche dai governi unitari e dagli storici. Nel 1993 era uscita La bolla di componenda, riflessione profonda e brillante sulla storia della Sicilia e sul trasformismo (o gattopardismo) che ne permea tutta la storia. In quelle pagine Camilleri citava per la prima volta quell’inchiesta parlamentare sulle condizioni della Sicilia dei 1875 che diventò una delle fonti principali dei suoi romanzi, quelli della Vigata post unitaria e prefascista, autentici capolavori di umorismo e di descrizione storica.

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Nato a Porto Empedocle nel 1925, Camilleri ha sempre guardato alla storia e alla cronaca. Nella stessa saga del poliziotto l’immigrazione, tema dell’epoca e divisivo dei nostri tempi, è presente fin dalle prime storie, con tutto il suo carico di angosce e dolori che si porta dietro. Leggere o rileggere quei primi libricini (anche il divertente Il gioco della mosca dedicato ai proverbi siciliani ) aiuta molto a entrare nel mondo che sarà poi narrato dai poliziotti di Vigata o dagli stralunati avventori del Circolo dei Nobili della stessa, sognata, città siciliana.

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