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La satira che punta al premier: per Ian McEwan Boris Johnson è pericoloso

Con il romanzo “Lo scarafaggio” lo scrittore parte da Kafka e scrive sul suo paese e la politica. Alla “Lettura” dice: “Gente come Bolsonaro, Erdogan, Orban, Xi Jinping è così pericolosa”

La satira che punta al premier: per Ian McEwan Boris Johnson è pericoloso
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9 Giugno 2020 - 22.06


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“Un regista bravo avrebbe difficoltà a trovare villain (il personaggio cattivo per antonomasia, ndr) così pericolosi come quelli che abbiamo oggi ai governi, gente come Bolsonaro, Erdogan, Orban, Xi Jinping. Spero che prima o poi il pendolo si muova in direzione diversa”. L’ossservazione porta la firma di Ian McEwan in una conversazione intercontinentale a tre con lo scrittore britannico nella sua casa nella campagna inglese, il collega e amico Salman Rushdie dall’abitazione a New York e Cristina Taglietti del Corriere della Sera che ha organizzato l’incontro telematico e ha condotto il colloquio riportato sulla Lettura del 7 giugno in edicola fino a sabato. Lo spunto nasce dalla traduzione da noi degli ultimi romanzi dei due scrittori che hanno, in comune, il prendere spunto da grandi classici per ricreare qualcosa di totalmente nuovo. Nel caso del narratore anglo-indiano Quichote (Mondadori, pp. 450, euro 22, traduzione di Gianni Pannofino) lo spunto viene da Cervantes. McEwan con Lo scarafaggio (Einaudi, pp. 108, euro 16, traduzione di Susanna Basso) nell’incipt inverte il procedimento della Metamorfosi di Franz Kafka: “Quella mattina Jim Sams, un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti per ritrovarsi trasformato in una creatura immane”.

Non è un uomo che si ritrova orrendo scarafaggio: è invece l’insetto che si trova mutato in uomo e per di più potente premier a Londra con tanto di dossier che lo aspettano sul tavolino. McEwan lo chiama Jim Sams (quasi come il Gregor Samsa di Kafka diventato insetto). “Niente può ostacolarlo, tanto meno le regole della democrazia parlamentare, nel portare a termine la sua missione: fare la volontà del popolo e condurre il paese alla rovina. Qualunque riferimento a fatti realmente accaduti e persone realmente esistenti non sembra da escludere”, suggerisce la Einaudi. Che online riprende un brano dalla postfazione di Ian McEwan stesso: “Il populismo – scrive McEwan nella postfazione – ignaro della sua stessa ignoranza, tra farfugliamenti di sangue e suolo, assurdi principîi nativistici e drammatica indifferenza al problema dei cambiamenti climatici, potrebbe in futuro evocare altri mostri, alcuni dei quali assai piúù violenti e nefasti perfino della Brexit. Ma in ciascuna declinazione del mostro, a prosperare sarà sempre lo spirito dello scarafaggio. Tanto vale che impariamo a conoscerla bene, questa creatura, se vogliamo sconfiggerla. E io confido che ci riusciremo”.

“Non so se Boris Johnson ha letto il tuo libro, Ian, ma se lo ha fatto di certo non gli è piaciuto”, scherza Rushdie nella conversazione a tre. La satira di McEwan è diretta e lo scrittore britannico conferma di essersi ispirato non tanto a Kafka quanto alla Modesta proposta dell’irlandese Jonathan Swift che nel 1729, per risolvere il problema della sovrappopolazione e della miseria nella sua terra, beffardamente proponeva di ingrassare i bambini poveri e denutriti e darli in pasto ai ricchi. Senza pretendere erroneamente che un romanzo sia un pamphlet, e lasciando il giudizio sul libro a chi legge, intanto due grandi autori della letteratura mondiale si confermano con le antenne attente a captare come si muove il mondo e quanto siano pericolosi politici come Trump (indicato come una vera minaccia da Rushdie), Bolsonaro, Erdogan, Johnson.

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