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Leggiamo Daphne Caruana Galizia, ora viene a galla la verità sul suo omicidio

Manifestazioni popolari a Malta chiedono le dimissioni del premier Muscat. In Italia Bompiani ha pubblicato un’antologia di scritti della giornalista e blogger uccisa un anno fa

Leggiamo Daphne Caruana Galizia, ora viene a galla la verità sul suo omicidio
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27 Novembre 2019 - 21.00


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Adriano Ercolani

Segnali di vita, finalmente, nella deriva inquietante degli ultimi tempi. Mercoledì 20 novembre una manifestazione popolare si è spontaneamente radunata sotto l’ufficio del primo ministro maltese, Joseph Muscat, per chiederne le dimissioni.
Il motivo è l’arresto, mentre tentava la fuga, di Yorgen Fenech, presunto mandante dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa, con metodi palesemente mafiosi, poco più di due anni fa, esattamente il 16 ottobre 2017.
Uccisa perché denunciava, unica voce dissidente nel suo paese, i legami di corruzione che univano lo stesso Fenech proprio al primo ministro Muscat. Dopo nuovi sviluppi del caso, si sono dimessi sia il capo dello staff di Muscat Keith Schembri, che il ministro del Turismo Konrad Mizzi. E, come se non bastasse, a complicare la situazione del governo attuale, si è autosospeso anche il ministro dell’Economia Chris Cardona.
La vicenda tragica è divenuta da poco molto nota in Italia, grazie alla scelta di Roberto Saviano che ha inaugurato la nuova collana “Munizioni” per Bompiani con il libro Di’ la verità anche se la tua voce trema, un’antologia degli scritti di denuncia della giornalista e blogger maltese. Si tratta della prima edizione mondiale di una raccolta dei suoi scritti. Scopriamo perché si tratta di un importante evento editoriale.

Daphne Caruana Galizia è stata un esempio di coraggio e lucidità, pagate fino alle estreme conseguenze di quello che, di fatto, si configura come un martirio in nome della libertà di parola.
Come scrive Saviano nella prefazione al volume, si tratta di un libro “sacro” poiché “sacro diventa ciò che paghi con la vita. Sacro come le scelte che hanno la forza dell’irrevocabilità, l’intensità dell’ossessione, la cura dell’amore, la febbre dell’inquietudine, la speranza della poesia”.

Non si tratta di parole retoriche, è il giusto riconoscimento del valore della parola di Daphne Caruana Galizia. Una donna uccisa con 400 grammi di tritolo, lo stesso quantitativo usato per le rapine in banca, posti sotto la sua Peugeot 108 (numero non a caso sacro) e insultata anche dopo la morte con calunnie, infamie, accuse false e denigratorie.
Come Pier Paolo Pasolini, come Anna Politovskaja, come Don Puglisi, come altri martiri della parola resistente. Un assassinio brutale arrivato dopo anni di minacce, di insulti, di campagne denigratorie, di ben 47 procedimenti civili e penali intentati per metterla a tacere. Ma perché è stata uccisa Daphne Caruana Galizia? Perché denunciava la connessione tra potere e criminalità, con dati, evidenze, argomentazioni. Da sola contro tutti, con un raro coraggio: pensate che fu la prima opinionista di rilievo a firmare i propri pezzi a Malta, dove la prassi giornalistica prevede l’anonimato.

Il tributo maggiore che possiamo offrirle è diffondere le sue parole, quelle parole così coraggiose da indurre potenti criminali ad ucciderla. Ma grazie a questo libro (e qui risiede la “vendetta” nei confronti dei suoi assassini di cui ha parlato Saviano nel presentarlo) Daphne continua a parlare, continua a denunciare, continua a raccontare quella che i fatti di ieri hanno dimostrato essere la verità.

Racconta cose complicatissime (come il riciclaggio internazionale) in maniera comprensibile, fa nomi, raccoglie dati, collega informazioni; proprio il ruolo dell’intellettuale quale indicato da Pasolini nel famoso articolo “Io so” del 14 novembre del 1974 sul Corriere della Sera: “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.

Parole che inchiodano la politica del proprio paese a responsabilità criminali, che espongono i trucchi del grande capitale (scoperti studiando con pazienza da cabalista i Panama Papers): le connessioni del governo maltese con Ilham Aliyev, dittatore dell’Azerbaigian; lo scandalo di lasciar acquistare a chiunque se lo possa permettere il passaporto maltese per un milione di euro (lasciapassare per tutti i capitali criminali in Europa, che renderebbe di fatto indifferente l’eventuale Brexit per le grandi aziende britanniche); il sistema a scatole cinesi di riciclaggio tramite le società “offshore”; un sistema di censura dell’informazione fondato sull’omertà, la minaccia, il ricatto.
Parole, appunto come munizioni, nome della collana che Saviano ha scelto, ispirato a una frase di Philip Roth: «Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile». Eppure, ci piace ricordare come Daphne Caruana Galizia amasse scrivere anche di cose belle, leggere, piene di meraviglia: dallo splendore naturale di Malta alle deliziose ricette locali, dalla grazia nell’arredamento d’interni alla poesia dei rituali in famiglia.
Daphne Caruana Galizia ci ha mostrato che si può lottare contro la barbarie con il coraggio ma anche con la bellezza. Onoriamo la sua vita seguendo il suo esempio.
Daphne Caruana Galizia, Di’ la verità anche se la tua voce trema, Bompiani, Munizioni, 400 pagine, 18 euro

I reportage di Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta per le sue inchieste

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