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Elena Ferrante: chi promuove il nuovo romanzo a pieni voti, chi dà la sufficienza

Serate in molte librerie per “La vita bugiarda degli adulti” in vendita da mezzanotte. I giudizi di Paolo Di Stefano, Stefano Massini e Jolanda Di Virgilio

Elena Ferrante: chi promuove il nuovo romanzo a pieni voti, chi dà la sufficienza
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6 Novembre 2019 - 11.37


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Lo saprete: domani, 7 novembre, approda nelle librerie di tutta Italia il nuovo romanzo di Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti (edizioni E/O, pp. 336, € 19,00): la pubblicazione è reputata l’evento editoriale delle patrie lettere del 2019 e come si conviene alle strategie del marketing, la distribuzione è preceduta da incontri e letture organizzati a partire dalla sera di oggi 6 novembre. Dalle 21.30 le librerie Feltrinelli di Milano (a Corso Buenos Aires), Roma (Torre Argentina) e Napoli (Piazza dei Martiri) offrono letture in anteprima di brani dal romanzo e la proiezione del documentario Ferrante Fever con interviste a colleghi quali Roberto Saviano, Francesca Marciano, Elizabeth Strout e Jonathan Franzen. Alla Feltrinelli romana intervengono il regista e sceneggiatore del docu-film Giacomo Durzi e la co-sceneggiatrice Laura Buffoni. Al Circolo dei Lettori di Torino dalle 22 lo scrittore e direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia conduce una “Ferrante Night” mentre il libro, ovunque, potrà essere comprato dalla mezzanotte.

“La mia notte con Elena Ferrante”. La frenetica lettura notturna a cui E/O ha praticamente obbligato i recensori pervade le cronache di giornali e siti sul romanzo. Due testate curiosamente titolano nello stesso modo focalizzando l’attenzione sull’esperienza del critico. “La mia notte con Elena Ferrante” è titolato l’articolo Jolanda Di Virgilio sul libraio.it, uscito ieri martedì 5, “La mia notte con Elena Ferrante” con sottotitolo “Uno scrittore e il suo tour de force per leggere in anteprima il nuovo romanzo della più misteriosa delle scrittrici. Con un lieto fine” titola Repubblica oggi 6 novembre l’articolo scritto da Stefano Massini.

Di cosa parla “La vita bugiarda degli adulti
«Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta». Così l’autrice (o autore? O autrice con autore?) dell’Amore molesto e dell’Amica geniale inizia questa Vita bugiarda degli adulti. Tranne un paio di passaggi a Milano, la vicenda si svolge tutta a Napoli, ma nel quartiere del Vomero e la zona più proletaria del Pascone. L’io narrante e protagonista è Giovanna detta Giannina, data di nascita 3 giugno 1979: la narrazione procede dai suoi 12 ai 16 anni. La ragazza ha genitori professori e “di sinistra” che si sono affrancati dalle condizioni di sottoproletariato con lo studio e quella frase, orecchiata dalla ragazza le marchierà gli anni. Siamo negli anni Novanta, i genitori si separeranno, lei scoprirà un altro mondo oltre il Vomero.

Sul Corriere della sera scrive Di Paolo Di Stefano: «Il racconto nasce, come un lungo flashback, a partire da quel trauma, la vertigine della frase paterna in cui la bambina precipita improvvisamente». La bambina, anzi adolescente, è Giovanna. Il padre Andrea la paragona alla sorella Vittoria: è professore di storia e filosofia in un importante liceo, è in un gruppo politico di sinistra, collabora con i giornali. La madre Nella insegna latino e greco in un liceo e corregge bozze di romanzi rosa. Sembrano felici, non lo sono, hanno entrambi relazioni extra con una coppia di amicistorici, si separeranno. «La cattiva per eccellenza è (sembrerebbe) zia Vittoria – annota Di Stefano -,  odiatissima sorella di Andrea, odiatissimo a sua volta: presentata come una specie di strega malefica, capace però di emanare un fascino magnetico agli occhi di Giovanna, essendo tutto ciò che non sono (o non appaiono) i genitori: sanguigna, vendicativa, triviale, sincera fino alla crudeltà e però capace di un amore totale». E ancora: «Qui non si sa esattamente dove stia la sincerità o la verità e dove la menzogna, dove l’onestà e dove la perfidia, dove la dolcezza protettiva e dove la violenza. Sicché tutto sommato, a romanzo chiuso, si sospetta che ogni personaggio sia un po’ grande e un po’ meschino, un po’ vittima e un po’ carnefice, nel continuo rimbalzo di accuse reciproche e di riconoscimenti di colpa (sempre provvisori)».
Il giudizio di Di Stefano? «Si ha l’impressione che Ferrante senta l’esigenza sempre più pressante di alzare la temperatura del racconto fino all’incandescenza iperbolica, cancellando le sfumature intermedie e costringendosi a far tornare tutti i conti in modo a volte troppo scoperto». E sulla trama il critico rimanda al romanzo Lacci di Domenico Starnone, tanto per rinsaldare l’ipotesi che dietro Elena Ferrante ci sia lo scrittore o, meglio la traduttrice Anita Raja insieme al marito, Starnone stesso.

Su Repubblica Stefano Massini confessa: «Era dal 1994 (i giorni disperati dell’esame di maturità), che non anticipavo l’alba legato alla sedia come l’Alfieri e inchiodato a un libro (…). Ma si tratta pur sempre del caso editoriale dell’anno, dunque come sottrarsi al tour de force della lettura in anteprima? Tanto più se, a rendere intrigante l’impresa, c’è quel brivido da carboneria con cui l’editore ha condito la procedura: invio del file nottetempo, all’ora dei fantasmi, con preventivo rilascio di password per decrittare il testo, neanche fossero i codici di lancio d’un ordigno atomico». Saporita ironia sul Ferrante-marketing … «Che c’è di male se finalmente è un’opera letteraria a fare i conti con il cerimoniale della vigilia? Dopo le file di lettori in attesa di Harry Potter o del nuovo Twilight , si sappia che in Italia c’è qualcuno che – senza maghi, vampiri e assortiti amorazzi – riesce a rendere fenomeno commerciale una narrazione adulta, viscerale, col Dna della Ortese e della Morante, il cui fulcro affonda nel dolore estremo del vivere». Il giudizio sul romanzo? «La vita bugiarda degli adulti mi è parso un’ Educazione sentimentale in cui il Moreau flaubertiano è declinato al femminile, e si affonda il bisturi fra le ipocrisie di una moderna borghesia intellettuale napoletana». Con verdetto finale sul libro con annesso il «Ferrante-style linguistico: «Funziona».

Anche Jolanda Di Virgilio sul libraio.it fa il resoconto della sua nottata con Elena Ferrante. «Il pdf è arrivato a mezzanotte e trentotto. Per scaricarlo era necessario inserire una password che l’ufficio stampa si era precedentemente preoccupato di diffondere ai giornalisti, tramite una mail in cui raccomandava discrezione e chiedeva, con estrema di gentilezza, di “capire la situazione”». L’autrice ricorda che anche con I testamenti di Margaret Atwood le strategie di marketing sono decisive e l’obiettivo è «aumentare l’acquolina dei lettori impazienti». Poi anche Jolanda Di Virgilio si tuffa nelle pagine del romanzo: «L’adolescente Giovanna, detta Giannina – è molto diversa da quella di Lenù, a cui i lettori erano affezionati; ci si rallegra che la storia sia sempre ambientata a Napoli, ma non più la Napoli del rione popolare, bensì una realtà in cui a risaltare sono le dinamiche borghesi e famigliari».
Con paragoni con Menzogna e sortilegio di Elsa Morante «per il racconto capillare dei piccoli inganni e delle ossessioni che inquinano l’innocenza della protagonista», o con La più amata di Teresa Ciabatti, «forse per quella sensazione di inquietudine e incomprensione che serpeggia tra i rapporti famigliari», secondo Jolanda Di Virgilio «Elena Ferrante non costruisce una storia, ma un vero e proprio mondo». Il suo verdetto: «non delude», dopo le cinque ore lettura circa «si vorrebbe che la narrazione non arrivasse mai all’ultima pagina. L’approdo, infatti, è spiazzante e sospeso: indizio, o forse semplicemente speranza, che fa immaginare l’inizio di una nuova saga».

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