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Veleni e vendetta nel Quebec del commissario Armand Gamache

Nel romanzo di Louise Penny "Case di vetro", ambientato nel villaggio di Three Pines in Canada, tutti sembrano celare segreti

Veleni e vendetta nel Quebec del commissario Armand Gamache
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11 Marzo 2019 - 09.23


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di Enzo Verrengia

550 pagine sono troppe per raccontare un delitto dal movente più antico, la vendetta? No, se chi le scrive ha da aggiungere molte cose alla dinamica investigativa che porta alla scoperta del colpevole. Ed è quello che fa la canadese Louise Penny in Case di vetro, dove, come si annunciava una volta sotto il numero del capitolo, il lettore viene a conoscenza di un protagonista seriale certamente destinato ad acquisire un’incisiva popolarità anche in Italia. Si tratta del commissario Armand Gamache, nominato di fresco responsabile della Sûreté della provincia del Quebec.

In Europa si considera il Canada un prolungamento settentrionale degli Stati Uniti speziato di salsa britannica. Invece la componente francofona della nazione che ha per simbolo una foglia d’acero è tutt’altro che secondaria. Ruota intorno a Montreal, ma si dirama anche in piccoli centri sperduti nell’immenso entroterra nordico, come Three Pines, che è anche la residenza del commissario Gamache. Solo che sul piano narrativo non vi si approda immediatamente. In realtà, tutto il romanzo è un lungo flashback che parte dal processo a chi ha ucciso l’architetta Katie Evans, una donna non residente nel villaggio, ospite col marito di un bed & breakfast.

Il meccanismo de “L’anno scorso a Marienbad”
Avete presente il meccanismo de L’anno scorso a Marienbad, il capolavoro di Alain Resnais sceneggiato da Alain Robbe-Grillet? Sì, una sequenza ripetitiva da cui si diparte il labirinto della trama? Bene, qui è lo stesso. Nell’aula afosa di un luglio a Montreal si celebra il processo a un colpevole già confesso e arrestato.
I fatti risalgono al gelido novembre dell’anno prima, quando dopo la festa di Halloween a Three Pines è apparso un individuo con cappuccio e mantello che si piazza nel parco pubblico e resta immobile e silenzioso. Un giornalista locale, Matheo Bissonette, identifica in lui il Cobrador del frac, tenebroso mito della cultura spagnola, incarnazione della coscienza che perseguita chiunque si sia macchiato di una colpa. Quindi a Three Pines c’è qualcuno da smascherare per qualcosa che ha commesso nel passato.

Nido di vipere
Il commissario Gamache non può intervenire contro il figuro che incombe giorno e notte, salvo attendere che scompaia di sua spontanea volontà. Dopodiché Katie Evans viene trovata cadavere e ferocemente massacrata a colpi di bastone nella sacrestia della chiesa.
Tutto questo viene rievocato in aula sotto gli occhi sospettosi della giudice Maureen Corriveau. Lei non si fida della rivalità fra il commissario Gamache, testimone d’accusa, e il procuratore capo Barry Zalmanowitz. È come se i due nascondessero una segreta connivenza che s’intreccia con l’assassinio della Evans.

Louise Penny ha ampio gioco nel riempire la vicenda di personaggi tutt’altro che secondari, poiché determinanti per la ricostruzione dei fatti. Si scopre così che Three Pines è un autentico nido di vipere, ciascuna capace di sversare la propria dose di veleno. Al quale neanche lo stesso commissario Gamache sembra essere immune.
Case di vetro allora scorre ad una velocità emotiva tale che quelle 550 pagine diventano un circuito di colpe collettive, delle quali la persona sotto processo non è che il necroforo.

Louise Penny, Case di vetro (Einaudi, traduzione di Letizia Sacchini, pp. 550, Euro 15,00)

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