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Giuseppina La Delfa: “Lesbica e madre, la famiglia arcobaleno è politica”

L'attivista di genitori omosessuali parla del suo romanzo “Peccato che non avremo figli”: “Racconto la nostra storia, volevo rompere gli schemi”

Giuseppina La Delfa: “Lesbica e madre, la famiglia arcobaleno è politica”
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3 Dicembre 2018 - 14.23


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Francesca Fradelloni

“Posso dire che ho fatto parte di un grande e importante cambiamento sociale, di una vera rivoluzione culturale in Italia che è culminata nel riconoscimento giuridico della coppia formata da persone dello stesso sesso. Questo libro parte da una storia personale per poi arrivare al generale: le lotte, l’impegno, che ci hanno fatto essere una famiglia riconosciuta e accettata”. Sono le sue parole, quelle di Giuseppina La Delfa, 11 anni a capo dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, l’organizzazione composta da coppie o single omosessuali che hanno realizzato il proprio progetto di genitorialità, o che aspirano a farlo.
Giuseppina La Delfa oggi non è solo un’attivista, ma anche la scrittrice di un romanzo speciale: Peccato che non avremo figli (Aut Aut Edizioni, 2018, p.178, € 15,00) è bello e toccante. Tra autobiografia e romanzo di formazione. Una storia d’amore contemporanea, che però racconta uno spaccato di mondo, un mondo incerto sempre tra il diritto e la morale perbene. Il libro è il primo di una trilogia in cui racconta i 36 anni di storia della sua famiglia, del suo impegno civile e politico, fino all’arrivo dei due cercatissimi e amatissimi figli, Lisa Marie e Andrea Giuseppe. Ma non solo. Ed è in questo “non solo” che ci sono tutte le parole e le pagine del volume.
“Un amore omosessuale da 36 anni, altro che fugace”
“Sì è una storia d’amore, la storia d’amore tra me e Raphaelle. Un amore nato negli anni ’80 in un liceo francese di Torcuing. Tra una ragazza figlia di emigrati siciliani e Raphaelle figlia di una famiglia borghese. Una storia che dura 36 anni, in barba a tutti quelli che pensano che i legami omosessuali siano fugaci e superficiali. Una storia che si porta dentro conflitti e scelte, battaglie e vittorie per i diritti”, racconta Giuseppina La Delfa. “Un racconto lungo che va dalla maturità, tra milioni di dubbi e incertezze, sofferenze familiari, sacrifici personali e professionali, alla quotidiana lotta per la sopravvivenza fino alla casa da ristrutturare con le proprie mani. Uno sguardo a quegli anni in cui, se eri lesbica, non potevi sognare di diventare madre. Un tempo in cui due amanti dello stesso sesso dovevano mettere da parte la genitorialità”.
E lei racconta con forza come già da bambina si muoveva abilmente tra sessismo e stereotipi. “Guai a chi mi diceva che sarei dovuta essere un maschio. Ero una bambina e volevo essere autonoma e forte come i bambini. Volevo uscire dagli schemi, perché superarli mi sembrava la cosa più giusta e normale”.
“L’emarginazione: un fatto politico, non solo personale”
Dolore, dicevamo, ce n’è tanto in queste pagine. Ma il dolore si supera combattendo sul campo. “L’impossibilità di essere madre, è nata nello stesso momento in cui ho scoperto di essere lesbica. Tutto quello che c’è stato dopo non ho voluto che rimanesse un fatto “personale”, ma ho voluto che diventasse “politico”. L’ho voluto fortemente perché le mie difficoltà, la mia emarginazione doveva servire a cambiare le cose, non poteva essere interiorizzata e basta, non poteva cadere nel vuoto. Io ci ho messo 18 anni ad autodeterminarmi, oggi la vera conquista, anche se c’è ancora tanto da fare, è che un giovane ci mette di media un quinto del tempo”.
Il coraggio di essere se stessi vale per tutti
Visti i temi affrontati non poteva arrivare in un momento migliore. Tutto inizia su una spiaggia francese, sulla distesa grigiastra di una spiaggia di Mesnil – Val, il 16 maggio 1982 e attraversa tutti gli anni ’80 e ’90 superando gli ostacoli, l’indifferenza e i pregiudizi fino ad arrivare al diritto sacrosanto alla felicità, nonostante tutto e tutti. E oggi si inserisce benissimo nell’attualità delle tristi, medievali esternazioni del neoministro alla Famiglia, Lorenzo Fontana, e del Ddl Pillon. Oggi Giuseppina, dopo l’esperienza di Famiglie Arcobaleno, di cui è stata anche fondatrice, è vicepresidente di Nelfa, un network europeo delle associazioni di genitori LGBT+. Il filo conduttore di questo romanzo è il coraggio. Il coraggio di essere se stessi, il coraggio di andare contro il volere degli altri, il coraggio seguire il proprio cuore e la propria strada. Proprio per questo Peccato che non avremo mai figli è un libro che parla a tutti, ha un linguaggio universale. Grazie a una ribelle testarda e non violenta che ha fatto della sua vita una bandiera di libertà.

Pillon, ovvero come rendere storto il diritto di famiglia

Famiglie Arcobaleno – Associazione genitori omosessuali

Nelfa

 

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