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Il Nobel alternativo a Maryse Condé, narratrice nera della Guadalupa

La scrittrice ha pubblicato romanzi sulle donne nere, sulla caccia alle streghe, sulla sua isola e l'Africa

Il Nobel alternativo a Maryse Condé, narratrice nera della Guadalupa
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redazione Modifica articolo

15 Ottobre 2018 - 14.33


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Una scrittrice dalla pelle nera, Maryse Condé, della Guadalupa nelle Antille francesi, ha vinto il New Academy Prize in Literature, premio assegnato da librai, lettori ed editori svedesi al posto del Nobel per la letteratura che l’Accademia di Svezia quest’anno ha sospeso perché travolta dallo scandalo del fotografo franco-svedese Arnault. Il Nobel alternativo vale un milione di corone svedesi (invece dei nove del premio ufficiale), pari a oltre 95mile euro.

Maryse Condé ha vinto per i romanzi ” Moi, Tituba sorcière…” (1986), su una donna nera condannata durante la caccia alle streghe di Salem in America, “Segu”, romanzo nell’Africa occidentale del ‘700, “Windward Heights” rivisitazione nei Caraibi di “Wuthering Heights”, “Cime tempestose” dell’inglese Emily Brontë. La narratrice, ultima di otto figli, è nata nel Pointe-à-Pitre nel 1937. E ha raccontato di aver deciso di diventare scrittrice da bambina, dopo aver letto “Wuthering Heights”, ma di non aver pubblicato niente fino ai 40 anni circa. La Guadalupa è un territorio francese d’oltre mare.
Rispetto al Nobel, questo premio ha un meccanismo radicalmente diverso. I librai hanno scelto un primo gruppo di candidati, comprese scrittrici poplari come l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling; poi un sondaggio pubblico ha selezionato quattro autori, due uomini e due donne (il giapponese Haruki Murakami, prescelto, ha chiesto però di non venire considerato), infine una giuria guidata da Ann Palsson, editrice, ha proclamato Maryse Condé come vincitrice. Le altre due candidature finaliste erano il britannico Neil Gaiman e la canadese di origini vietnamite Kim Thúy. 

Ha fondato questo premio alternativo la giornalista Alexandra Pascalidou per organizzare un riconoscimento “più aperto, inclusivo e trasparente” rispetto al Nobel.

 

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