Herliztka ci regala la natura di Lucrezio in forma di terzine

L’attore ha tradotto il poema “De Rerum Natura” con il metro di Dante e lo porta in scena a Roma con musiche dei nostri giorni

Herliztka ci regala la natura di Lucrezio in forma di terzine
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15 Novembre 2017 - 15.58


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Interprete di bravura estrema, di rara intensità, amato da registi come Piergiorgio Bellocchio, Roberto Herlitzka ha tradotto per sua passione e in terzine dantesche il poema De Rerum Natura scritto da Tito Lucrezio Caro scrisse nel I secolo a.C. E adesso lo interpreta di persona per il Romaeuropa Festival, Nuova Consonanza e l’Orchestra Sinfonica Abruzzese che accompagna l’attore venerdì 17 e sabato 18 novembre al Teatro Vittoria di Roma.

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Nelle serate l’attore colloquia con la musica di brani di quattro compositori odierni (Ivan Vandor, Lamberto Macchi, Matteo D’Amico ed Enrico Marocchini), in prima assoluta come la lettura di Herlitzka che dello spettacolo è anche voce recitante e regista oltre che traduttore dei sei libri in esametri di Lucrezio che apriva uno sguardo nuovo verso la natura attraverso l’epicureismo. Ma Herlitzka ha adottato il metro della Divina Commedia e ora lo restituisce in forma di “concerto teatrale”.

“I motivi della mia fascinazione per il De Rerum Natura – racconta Herlitzka – sono quasi impossibili da definire. Si tratta di un poema gigantesco sul cosmo e sui fenomeni scientifici ma caratterizzato da una grande poesia lirica. La bellezza del De Rerum Natura è dunque in quest’intreccio di narrazione scientifica e forma poetica, resa possibile grazie alla grandezza del poeta Lucrezio anche nel descrivere fenomeni fisici e cosmici”. L’attore spiega l’accostamento con la Divina commedia: “Vi è una vicinanza nei contenuti, ambedue i poemi trattano temi cosmici, celesti, argomenti assoluti. Inoltre Tito Lucrezio Caro non tratta solo argomenti scientifici ma scrive della donna, dell’uomo, dell’amore, delle malattie… della vita insomma, tutti argomenti che si ritrovano anche nella Divina Commedia”. E sulla sua traduzione: “Lucrezio prediligeva il latino arcaico, motivo per cui tradurlo utilizzando l’italiano arcaico di Dante non è fuori luogo. Ho una grandissima nostalgia per la lingua italiana. La lingua italiana di Dante, Petrarca, Boccaccio… la nostra lingua è nata allora e, in particolar modo oggi, non facciamo altro che distruggerla, con inglesismi e storpiature”.

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Info: www.romaeuropa.net – Tel. 0645553050

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