Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.
di Costanza Boldrini
Katherine Graham si ritrova editrice del Washington Post per caso, suo padre aveva in realtà lasciato il giornale al genero, ma a seguito del suicidio di quest’ ultimo il comando passa a lei. Unica donna al timone in un mondo fatto di uomini si trova di fronte a scelte e cambiamenti importantissimi per l’azienda. Ha intorno a lei un consiglio che la guida e la aiuta nei passi più importanti, ma dopo che la redazione del Washington Post mette le mani sui documenti top secret che rivelano sconcertanti retroscena sul coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, l’ultima parola spetta solo a lei. Andare fino in fondo e pubblicare per tutelare il diritto di sapere dei cittadini, rischiando un’ ingiunzione da parte dello stesso governo? O far finta di niente per salvare l’azienda?
La storia vera narrata in questo film è la storia di un giornale, il Washington Post, che ancora non è il quotidiano di fama internazionale che conosciamo oggi, e che sta facendo i primi passi per diventarlo. Questi passi sono ovviamente guidati dall’editrice Katherine Graham e i suoi consiglieri. Questa infatti è anche la storia di Katherine, una donna che si trova in un posto di potere negli anni ’70 del Novecento, in una società che ancora non riesce completamente ad accettare che lei sia capace quanto un uomo di ricoprire questo ruolo. La messa in discussione delle sue capacità e delle sue decisioni da parte di alcuni personaggi del suo entourage, l’abitudine ad essere esclusa dalle decisioni che riguardavano l’azienda quando questa era di suo padre e poi di suo marito, l’hanno portata a interiorizzare un sentimento di inferiorità che trapela da molte scene. Vediamo però il personaggio acquisire sempre più sicurezza, grazie anche alla realizzazione dell’importanza che la sua figura ha agli occhi di donne più giovani che la vedono come un punto di riferimento e come un segnale di speranza. A dimostrazione della determinazione che Katherine sta maturando arriva proprio la decisione di pubblicare i “Pentagon Papers”. Qui si presenta la seconda tematica più importante riportata nel film: la libertà di stampa, la trasparenza dell’informazione, il diritto di sapere e il ruolo che il giornalismo ha in tutto ciò. Il dilemma morale davanti al quale si trova Katherine Graham è complesso. L’inchiesta top secret rivelava che il governo americano aveva intrapreso operazioni di guerra in Indocina prima che i cittadini ne fossero informati e che le stava perpetuando in Vietnam prevalentemente per evitare una sconfitta umiliante, non per un interesse di pace e stabilità mondiale. Erano informazioni che i cittadini avrebbero dovuto sapere, informazioni che per il dovere di comunicare in modo completo e chiaro, un giornale non poteva esimersi dal pubblicare. Il rischio era alto, ma l’editrice Graham decide di stampare comunque.
Questi due temi fondamentali risaltano durante il film, non solo nei fatti e nelle azioni dei personaggi, ma anche nella sceneggiatura e nelle inquadrature. Emblematica nel momento della scelta finale l’inquadratura di Katherine seduta con intorno i suoi consiglieri, tutti uomini, chinati su di lei quasi con fare minaccioso che cercano di dissuaderla, cercano di fare propria anche quella scelta, e lei che si alza, per liberarsi dalla loro incombenza e prendere la sua decisione. Momento questo in cui ricorda anche i doveri che ha il giornale verso i cittadini e il benessere che una stampa libera porta in una democrazia.
“Se viviamo in un mondo dove il governo può dirci cosa pubblicare il Washington Post ha già smesso di esistere” – Ben Bradlee, caporedattore del Washington Post.