di Giada Zona
Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.
È il 1966. Da qualche decennio è nata la radio. Siamo nel Regno Unito e ci troviamo nel mezzo della rivoluzione radiofonica pirata.
La BBC Radio, il servizio che diffonde radio nazionali, trasmette musica leggera solo per tre quarti d’ora al giorno. Gli ascoltatori non sono d’accordo e decidono di sintonizzarsi sulle radio pirata, radio che trasmettono illegalmente le loro canzoni preferite, ovvero musica pop e rock. Già da qui vediamo il cuore del film,che ruota attorno alla decisione di andare oltre i limiti imposti.
La colonna sonora del film evoca emozioni che portano indietro nel tempo e che coinvolgono lo spettatore facendolo sentire partecipe di quel desiderio di rivolta e di disobbedienza: da “All day and all of the night” dei Kinks a “My generation” dei Who.
Nel film, ispirato a una storia vera, la protagonista è Radio Rock, una nave ancorata nel mare del Nord, creata da un gruppo di amici, e diventa una stazione pirata attiva tutto il giorno. I personaggi principali sono: “Il Conte”, ovvero il fondatore di Radio Rock, e Carl, giovane protagonista che viene fatto imbarcare sulla nave per conoscere una persona a lui ignota, suo padre. Ci sono poi Quentin e Gavin, i principali DJ della radio, che ben presto si ritrovano ad affrontare questioni legali: difatti il ministro Sir Alistair Dormandy e il segretario Pirlott fanno di tutto per chiudere la radio pirata.
Il verdetto decisivo arriva qualche anno dopo, nel 1967, quando una legge inglese punisce severamente qualsiasi trasmissione radiofonica illegale. Ma ciò non ferma l’equipaggio di Radio Rock.
I media non danno spazio alla musica rock e da qui inizia la rivoluzione radiofonica.
Questo fenomeno ci dimostra che l’utilizzo di un mezzo di comunicazione non è mai stabilito a priori, ma dipende dall’uso e dagli interessi della società. Se le persone avevano deciso di dare inizio a questo fenomeno rivoluzionario e di andare contro il governo britannico,vuol dire che non si sentivano rappresentati dal proprio Paese.
La pirateria è un fenomeno esistito ed esistente, sintomo di una forte insoddisfazione verso ciò che viene normalmente (e legalmente) offerto ai cittadini. E qui sono presenti gruppi sostenitori di radio pirata, definibili come una subcultura:un gruppo di individui che condivide valori, credenze, abitudini e stili di vita che si oppongono all’ideologia dominante. Qui la musica diventa uno strumento di ribellione, sperimentando strade alternative come quelle della pirateria. Ma, come emerge dal film, le sottoculture corrono il rischio di essere stigmatizzate dalle autorità e ciò può influenzare la loro evoluzione.
Il messaggio principale che ho ricavato dal film è riassunto in una frase del Conte: “ma in tutto il mondo ragazzi e ragazze avranno sempre i loro sogni… e tradurranno quei sogni in canzoni.”
La musica, nonostante gli ostacoli che spesso si è trovata ad affrontare, è stata e sarà sempre emozione, racconto, storia, poesia e libera espressione. Attraverso la musica che ascoltiamo comunichiamo i nostri
valori e le nostre credenze.
Ed è proprio per l’importanza che la musica riveste per la definizione della nostra identità e della nostra cultura che dovremmo riflettere sul fenomeno della pirateria radiofonica rivolgendo, a volte, uno sguardo meno critico nei confronti di quei gruppi di persone che, attraverso l’uso particolare di un medium come in questo caso, hanno espresso liberamente i propri gusti musicali e i propri ideali. Dovremmo ammirare il coraggio che hanno avuto nel perseguire i loro valori, spesso opposti e diversi da ciò che viene suggerito da altri che stanno ai vertici del potere.