Dal 2016, l’ONU si pone con la sottoscrizione dell’Agenda 2030, di garantire per tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie, entro la data limite del 2030, eppure ad oggi ancora 2,3 miliardi di persone non hanno la possibilità non solo di poter accedere a servizi igienici adeguati, ma persino di potersi lavare le mani. Di contro ogni giorno nei soli Stati Uniti si stima che vengano gettate circa un milione di saponette dagli alberghi che vanno a confluire nel ciclo dei rifiuti.
Due dati che fanno riflettere sulle sperequazioni tra mondo industrializzato e paesi in via di sviluppo. Ma è qui che si innesta il preziosissimo lavoro di Shawn Seipler, fondatore nel 2009 di Clean the World che con il Global Hospitality Recycling Program attua un percorso di recupero circolare di saponette e kit di bottigliette in plastica scartate dalle catene alberghiere.
Questi oggetti deputati all’igiene della persona nel mondo dei ricchi dopo un uso minimo diverrebbero scarto, finendo il loro ciclo vitale nelle discariche, ed è qui che prende avvio il lavoro di Clean the World: scardinando la norma, si recuperano le saponette che attraverso una rigorosa lavorazione, ritornano ad essere nuove barrette di sapone da poter essere donate a più di 127 paesi in cui l’emergenza sanitaria è quotidiana tangibile realtà, mentre le bottigliette in plastica vengono riciclate e ove possibile se ne ricava energia.
In Italia l’Associazione Jesolana Albergatori partecipa al progetto, Pierfrancesco Contarini, che ne è il presidente, afferma “Siamo orgogliosi di aderire a questa iniziativa internazionale e di essere la prima associazione in Italia a farlo”, nella speranza che altri possano seguirne l’ammirevole esempio.
L’impegno di Clean the World si traduce anche in altre ammirevoli iniziative. Nel 2018 in Uganda ha promosso la costruzione di pozzi, ed istallato impianti idrici ad energia solare, facilitando l’accesso all’acqua potabile e servizi igienici per scuole e cliniche, ciò ha contribuito alla riduzione dei casi di diarrea di ben oltre la metà, in luoghi in cui anche una semplice infezione intestinale può essere fatale, e dall’altra parte contribuito del 50% all’aumento della frequenza scolastica. Quest’ultimo dato è importante proprio perché può contribuire solidamente alla prosperità economica ed alla qualità di vita della popolazione ugandese sul lungo periodo.
Nel 2019 è stata invece presente alle Bahamas distribuendo kit igienici dopo la tragedia dell’uragano Dennis, in modo da far fronte all’emergenza sanitaria che sarebbe potuta scaturire dopo le devastazioni della tempesta.
Il ciclo virtuoso innescato da Clean the world ha un benessere diffuso non solo per i paesi in via di sviluppo, ma anche per tutto il pianeta Terra, proprio perché evitando che altri rifiuti finiscano in discarica si riduce anche l’immissione di anidride carbonica in atmosfera.