Questione israelo-palestinese: oltre alla comunità universitaria l'iniziativa di Cravos ha coinvolto la cittadinanza senese

Nella conferenza promossa dall'associazione studentesca un dialogo a più voci e una massiccia presenza di cittadini. Da tempo non si vedeva una simile partecipazione.

Questione israelo-palestinese: oltre alla comunità universitaria l'iniziativa di Cravos ha coinvolto la cittadinanza senese
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8 Ottobre 2024 - 12.16


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di Marialaura Baldino e Agostino Forgione

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Grande successo per la conferenza organizzata dall’associazione Cravos Siena per discutere della questione palestinese ad un anno dall’ultimo conflitto, scoppiato a seguito degli attentati del 7 ottobre 2023. Una data drammatica che ha segnato una svolta decisiva in questo conflitto. La comunità studentesca e quella cittadina hanno risposto positivamente all’invito, ascoltando le loro motivazioni e gli articolati interventi dei relatori. 

Ad intervenire sono stati lo storico israeliano Ilan Pappé, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese, l’attivista italo-palestinese Karem Rohana e il divulgatore di geopolitica Giuseppe Flavio Pagano. Quattro interventi che hanno offerto un’analisi approfondita sulle ragioni storiche, giuridiche e sociali del conflitto che ancora oggi, dopo 80 anni dalla risoluzione ONU, continua a dilaniare le terre di Palestina e Israele.

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L’incontro, nonostante l’opposizione del senato accademico, ha avuto un grande riscontro: l’aula Cardini del polo Mattioli era così piena tanto che il confronto è stato trasmesso in diretta in altre tre aule della struttura. Un’affluenza più che massiccia, probabilmente tra le più corpose degli ultimi eventi che si sono svolti a Siena. A sorprendere è stata, infatti, proprio la risposta della cittadinanza senese, presente in gran numero all’interno delle mura universitarie. Un evento di una portata che è andata ben al di là dell’ambito accademico, dove gli studenti, presenti in gran numero, erano solo una parte della platea. 

“Provo la massima ammirazione per la vostra resilienza e per la risolutezza con cui avete fatto tutto il possibile per fare l’incontro”, ha esordito Pappé in collegamento da remoto, iniziando il suo intervento (tradotto in diretta) con una breve cronistoria della guerra palestinese, definendo e rimarcando l’importanza della contestualizzazione storica dell’ultimo conflitto. Lo storico ha spiegato poi come quello messo in atto da Israele sia un genocidio per incrementi, ovvero un genocidio con possibilità di sviluppo e di affermazione della questione sionista, rendendo così i palestinesi vittime non di una guerra ma di un’ideologia ben precisa.

“A me ha dato molto fastidio il pregiudizio nei confronti di questa iniziativa, perché si è pensato quasi che si volesse ospitare il dibattito oggi per celebrare qualcosa. Come si fa a non capire il sentimento di lutto che alberga in tutti noi oggi per la morte di innocenti, israeliani, palestinesi, non importa la nazionalità, non importa la religione”, ha detto invece Francesca Albanese. “È fondamentale parlare, perché è solo dalla conoscenza che nasce l’opportunità di un dibattito informato”, ha continuato, sottolineando come la questione palestinese sia stata derubricata dalla politica e dall’informazione pubblica italiana. Ha anche citato Norberto Bobbio, ricordando che “bisogna capire prima di discutere, e discutere prima di condannare”.

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Karem Rohana, in un intervento mosso da particolare spontaneità, ha portato le sue esperienza di vita non solo come attivista ma come cittadino. Nelle sue accorate parole anche l’esperienza della sorella che, come raccontato prima dell’inizio dell’ultimo conflitto, lavorava presso una famiglia di origini israeliane, con la quale aveva un ottimo rapporto. A seguito del 7 ottobre, tuttavia, le perplessità di ospitare una palestinese hanno fatto breccia finanche in una famiglia definita come estremamente progressista, costringendola ad andare altrove. Pagano, infine, ha sottolineato l’importanza del contesto geopolitico in cui i fatti si inscrivono, rimarcando la necessità di una ferma condanna verso Israele da parte degli stati ONU.

Come ha mostrato anche questo convegno, c’è un grande interesse sulla questione israelo-palestinese e la preoccupazione verso le condizioni nei territori oggetto della contesa. Al di là delle possibili critiche verso un forse non meglio rimarcato momento di raccoglimento nei confronti degli attentati del 7, l’evento è stato un chiarissimo termometro della salienza del tema e della vicinanza al popolo palestinese. L’augurio, espresso anche dai relatori, è che iniziative di questo tipo possano ripetersi più spesso.

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