Premio Campiello: Wanda Marasco vince la 63esima edizione

La classe '53 nativa di Napoli l'ha spuntata con “Di spalle a questo mondo" precedendo di soli tre voti "Bebelplatz" di Fabio Stassi

Premio Campiello: Wanda Marasco vince la 63esima edizione
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14 Settembre 2025 - 17.50


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Una lotta serrata che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino alla fine. Ma alla fine Wanda Marasco, con Di spalle a questo mondo (edito da Neri Pozza), è stata proclamata vincitrice della 63esima edizione del Premio Campiello. Nell’incantevole e unica cornice del Teatro La Fenice di Venezia, la scrittrice partenopea ha ottenuto 86 voti dalla Giuria dei Trecento Lettori anonimi (i votanti totali sono stati 282), tagliando il traguardo con un margine di sole tre lunghezze sul secondo classificato Fabio Stassi, che ha ottenuto 83 preferenze con “Bebelplatz” (edito da Sellerio). 

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Entrando più nel dettaglio, “Di spalle a questo mondo” vede due protagonisti: il dottor Ferdinando Palasciano, medico attivo a Napoli presso l’ospedale degli Incurabili a metà Ottocento, e sua moglie, la russa Olga de Vavilov, originaria di Rostov.

Si tratta della vera storia di un uomo carico del dolore del mondo. La narrazione si apre con la rottura di un equilibrio nella vita di coppia. Ferdinando, dopo diversi episodi in cui si era manifestato un disturbo psichiatrico grave, fatto di continui deliri e perdita di lucidità, viene ricoverato in una clinica. In questo lasso di tempo lento e infinito, ricordare è per lui una malattia senza cura.

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Ferdinando, all’età di 33 anni viene nominato ufficiale medico dell’esercito delle Due Sicilie, ma non fa differenze se si tratta di curare anche i feriti degli eserciti nemici. Per lui esiste soltanto un’umanità da riparare, disobbedendo agli ordini. Per questo motivo è accusato di insubordinazione. Solo dopo l’intervento del Re Ferdinando II la sua pena viene commutata in un anno di carcere, da scontarsi a Reggio Calabria.

Insieme alla moglie, il medico viveva in una torre merlata sulla collina di Capodimonte, che domina sulla città di Napoli. L’incontro tra i due avviene a causa di una leggera zoppia della donna, la quale era andata dal medico per farsi curare.

Attraverso una prosa barocca, ricca di incisi e frasi traboccanti, l’autrice trae ispirazione dalla storia di Palasciano, partendo dagli ultimi anni del suo percorso attraverso la follia, che è in realtà una fase ben più lucida, alla ricerca del senso di una vita intera. La Giuria dei 300 lettori anonimi ha premiato l’originalità narrativa del romanzo, che mescola brillantemente biografia e finzione in un ritratto poetico di alienazione e umanità. 

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Marasco – che nel 2015 con il “Il genio dell’abbandono” entrò fra i dodici semifinalisti del Premio Strega – a margine del conferimento del riconoscimento, si è così espressa: “Ho molta gioia di questo premio. E’ come se mettessi un chiodo duro e morbido nello stesso tempo alla mia storia. Lo dedico a tutto ciò che nella vita e in letteratura mi ha consegnato amore e conoscenza”.

Per la cronaca, il terzo posto se l’è aggiudicato Monica Pareschi con “Inverness” (Polidoro), quarta posizione invece per Alberto Prunetti con “Troncamacchioni” (Feltrinelli). Ultimo, infine, Marco Belpoliti con “Nord Nord”(Einaudi).

Insomma, Wanda Marasco ha sbaragliato l’intera concorrenza, e adesso non resta che andare a leggere questo romanzo, che non è semplicemente la narrazione di una storia ambientata nel Meridione dello Stivale, ma un profondo e attento sguardo sul passato con un occhio sul presente.

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