di Lorenzo Lazzeri
A Palazzo Merulana si tiene la mostra “Echi del Tempo“, dedicata al pittore cinese Zhang Xiaotao, artista nato nel 1970 e considerato un raffinato interprete dell’arte contemporanea del suo Paese. La sua presenza in Italia non è una novità, avendo partecipato alla 55ª Biennale di Venezia nel 2013 dove è stato riconosciuto a livello mondiale. Le opere selezionate, diciotto in tutto, propongono un viaggio in un universo visivo composto da metropoli post-industriali, colonie di insetti e figure di santi consumati dal tempo. L’immaginario dell’artista è un mix di elementi che possono essere sia accattivanti, ma al contempo inquietanti, proiettando un presente fortemente complesso.
Il curatore della mostra, Andrea Romoli Barberini, descrive le opere come fonte di “suggestioni magnetiche” con la capacità di far emergere, attraverso pittura e animazione digitale, fatti e luoghi vissuti che l’artista condivide con il pubblico. La sua ricerca artistica unisce ambiti come l’archeologia, gli studi tibetani e quelli sociologia, con influenze dalla filosofia buddista e dalle credenze religiose cinesi.
I suoi lavori presentano un’estetica stratificata, con immagini oniriche e disturbanti, dove convivono elementi naturali, animali, fluidi corporei, oggetti simbolici, allucinazioni e riferimenti personali. Lo stesso pittore afferma che l’arte deve essere “carne e sangue“, derivare da una necessità spesso legata a disagio e dolore, dove la società contemporanea è il “laboratorio più crudele” per un artista, un vero e proprio manuale non scritto; l’arte è il risultato di una lotta tra intuizione, riflessione e realtà.
Le tecniche di Zhang Xiaotao uniscono la pittura tradizionale con l’animazione digitale; una combinazione, questa, che gli permette di costruire un discorso visivo articolato, dove immagini fisse e in movimento, pur essendo elementi distinti, sono collegate tra loro dal significato in forme intertestuali che possono sfuggire ad un osservatore poco attento. La mostra invita il visitatore a percepire l’esposizione come un’opera unica, un racconto visivo che riflette la complessità del vissuto dell’artista. Il percorso espositivo di Palazzo Merulana si integra così in una linea che promuove lo scambio tra pubblico, artisti e culture diverse, mirando a diventare un nodo dinamico nella rete culturale e capace di accogliere visioni globali.
L’analisi dell’opera di Zhang Xiaotao, come quella di altri artisti visivi, si deve avvalere anche del concetto di livello plastico semiotico, che si concentra sugli aspetti visivi non figurativi di un’immagine: linee, forme, colori, texture e la loro organizzazione spaziale dove il significato non deriva da ciò che l’immagine rappresenta (il suo aspetto figurativo), ma da come questi elementi puramente visivi interagiscono e veicolano senso.
Nel lavoro di questo artista, l’interazione tra elementi naturali e industriali o tra sacro e profano oltre ad essere una rappresentazione riconoscibile, si forma attraverso il come le forme, i colori e le texture di questi elementi si combinano visivamente per generare significati ed emozioni; tutto questo avviene a un livello più profondo del semplice riconoscimento degli oggetti, coinvolgendo l’osservatore in una comprensione istintiva e complessa della narrazione visiva, come quella in cui i giovani possono essere influenzati da nuovi linguaggi espressivi.