Gli artisti musicali e l'alto tasso di suicidi

Le motivazioni non sono spesso note, ma le ipotesi girano sempre intorno all'uso di sostanze, ai problemi finanziari o all'esposizione mediatica

Gli artisti musicali e l'alto tasso di suicidi
Fonte: https://www.brainstormingmagazine.it/2023/07/chester-bennington-live-vita-e-curiosita-sulla-voce-piu-leggendaria-del-rock/
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redazione Modifica articolo

8 Marzo 2025 - 16.35


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Il settore dell’industria musicale da anni, ormai, viene sempre più associato ad un tasso di suicidi molto elevato; questo è quanto emerge dallo studio condotto dagli scienziati della Goldsmiths University of London e pubblicato sulla rivista Frontiers in Public Health.

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Il team, guidato da George Musgrave, tramite l’analisi dei dati ha evidenziato come si debba andare a fondo sul problema della salute mentale e della mortalità precoce negli artisti.

Sono, infatti, fin troppi i cantanti e musicisti che hanno deciso di togliersi la vita troppo presto: da Kurt Cobain al frontman dei Linkin Park, Chester Bennington; dalla cantante country Mindy McCready a Ian Curtis, passando anche per Aviciii e Keith Flint dei The Prodigy.

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Come evidenziato dai dati sulla mortalità professionale dell’Office for National Statistics in England (2011-2015), i protagonisti dello spettacolo rientrano tra i gruppi professionali con il più alto tasso di suicidio (20% in più per gli uomini e 69% in più per le donne rispetto alla popolazione generale).

Queste le parole degli autori della ricerca: “Da un punto di vista storico la narrazione del suicidio nell’industria musicale è associata a diverse difficoltà, perché in alcuni casi queste morti vengono descritte come inevitabili, mentre in altre occasioni vengono mitizzate all’interno di una cornice romanticizzata di sofferenza artistica”.

Come spiegano gli esperti, i motivi dei decessi non sono ancora ben chiari ma tra questi potrebbero incidere alcuni fattori di stress come l’esposizione mediatica, i disturbi da uso di sostanze o l’instabilità finanziaria.

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“La nostra proposta si basa su un approccio in sette parti fornito dallo Zero Suicide Framework, della National Alliance for Suicide Prevention. Adattare questo framework all’industria musicale comporterebbe che i leader dell’industria musicale facilitino conversazioni al massimo livello sulla prevenzione del suicidio e sulla destigmatizzazione del suicidio”.

“Sarebbe utile – concludono gli autori – anche un programma di formazione per la rete più ampia intorno agli artisti, come manager, amici, genitori e parenti vicini. Proprio come i musicisti arricchiscono la società attraverso i loro contributi artistici, esiste una responsabilità collettiva per salvaguardare il loro benessere psicologico, che dovrebbe passare da un approccio collaborativo tra ricercatori, leader del settore e professionisti della salute mentale”.

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