La ricostruzione in scala del Colosso di Costantino esposto ai Musei Capitolini

La copia del colosso, in scala 1:1, è esposta all’ingresso del giardino di Villa Caffarelli ed è frutto di rigorose analisi archeologiche, studi letterari sulle fonti, 3D e nuovissime tecnologie della Factum Foundation.

La ricostruzione in scala del Colosso di Costantino esposto ai Musei Capitolini
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7 Febbraio 2024 - 16.18


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La statua colossale dell’imperatore romano Costantino, o almeno resti che vennero ritrovati nel 1486 nella Basilica di Massenzio, è tra gli esempi più significativi della scultura romana tardo-antica. Nove sono i frammenti marmorei della statua che vennero scoperti e sono custoditi, ancora oggi, nel cortile di Palazzo dei Conservatori.

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È stato proprio da questi resti che la Sovrintendenza capitolina, Fondazione Prada e Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, con la supervisione scientifica del sovrintendente Claudio Parisi Presicce sono partiti per dare il via alla costruzione di una copia del colosso in scala 1:1.

Alta 13 metri, così come si pensa sia stata l’originale, la statua riprende i lineamenti decisi del volto dell’imperatore, con lo sguardo deciso puntato verso l’orizzonte, la mano che stringe lo scettro, il drappo dorato che scende regale e il ginocchio scoperto dalla veste, segno di devozione come nella tradizione omerica.

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La fedele ricostruzione del grande e vittorioso imperatore, che aprì le porte di Roma al Cristianesimo, è stata realizzata in resina e poliuretano, con polvere di marmo, foglia d’oro e gesso ed è stata presentata per la prima volta a Milano nel 2022 in occasione della mostra Recycling beauty curata da Salvatore Settis, Anna Anguissola e Denise La Monica.

La statua è frutto di rigorose analisi archeologiche, studi letterari sulle fonti, 3D e nuovissime tecnologie della Factum Foundation, che in Italia ha già lavorato insieme a Peter Greenaway sul cenacolo vinciano o sul San Lorenzo di Caravaggio a Palermo.

Come ha raccontato il soprintendente Parisi Presicce, “fondamentali sono stati i frammenti ritrovati nel 1486”, che solo nell’Ottocento furono identificati come appartenenti alla statua di Costantino e non di Commodo, ma anche un ultimo pezzo, “parte del torace, rinvenuto nel 1951 e dimenticato per anni nei depositi del Parco archeologico del Colosseo, che sarà presto trasferito al Campidoglio. Nessuno finora aveva studiato la relazione tra tutti i pezzi. Noi ci siamo concentrati sulle tracce visibili, ma soprattutto su quelle invisibili”.

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“Un lavoro straordinario – ha dichiarato il sindaco Roberto Gualtieri – e un vero colosso che rappresenta il potere dell’imperatore che ha trionfato a Ponte Milvio. Stiamo lavorando per cercare di recuperare le dimensioni dell’antichità. Ad esempio, anche con il museo della Forma Urbis, dove abbiamo collocato i frammenti sopra una mappa famosissima del ‘700 per renderli intellegibili, e sulla quale si può camminare”, dice, citando anche “gli scavi dell’Argentina e i negozi di via Flaminia” e poi ancora “l’anastilosi della Basilica Ulpia”.

Il Colosso rimarrà posizionato all’ingresso del giardino di Villa Caffarelli, come a guardia dell’accesso ai tesori dei musei Capitolini, dimostrando, come ha spiegato l’Assessore alla cultura Miguel Gotor, ‘’come non solo la vita, ma anche la storia e l’archeologia sono fatte di frammenti e ricomposizioni”.

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