Il Signor G e quella forza profetica che lo rende attuale

Grande attenzione di critica e pubblico per il docufilm " Io, noi e Gaber". Un’artista dalle mille sfaccettature: cantautore, comico, teatrante e filosofo. Il suo messaggio fa' breccia anche tra i giovani.

Il Signor G e quella forza profetica che lo rende attuale
in foto Giorgio Gaber
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Manuela Ballo Modifica articolo

13 Novembre 2023 - 15.46


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di Manuela Ballo

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Questa era la pura essenza del Signor G. uomo di teatro e di cultura che non ha bisogno di presentazioni, neppure, forse, tra i più giovani come dimostrano i numeri dei botteghini dopo  l’ uscita in sala del docufilm “Io, noi e Gaber” del regista Riccardo Milani. In soli tre giorni di proiezione, di fatto, è riuscito a portare 50mila spettatori nelle sale cinematografiche percorrendo la storia di un artista, la cui mancanza, a vent’anni dalla scomparsa si fa più forte: della sua carica  anticonvenzionale  avremmo ancora un gran bisogno, immersi come siamo in un mondo sempre più ipocrita e omologante.

Gaber, lo stravagante Gaber, ci ricorda come quello stesso signor G che ha cantato l’Italia con i suoi pro e i suoi contro abbia scosso più generazioni spingendole verso l’impegno. Forse è proprio per questo che è un artista che continua, nonostante tutto, ad attrarre diversi tipi di pubblico: da coloro che hanno vissuto quella inimitabile stagione di cantautori a quelli, più giovani, che lo conoscono solo ora grazie a operazioni culturali come quest’ultima.

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Il fatto è che allora come ora si lascia ascoltare perché, con le sue verità, rimane attuale. Mi viene in mente una canzone che penso possa essere l’emblema della condizione in cui versa il Paese e che mi va di riportare: sto parlando di “E pensare che c’era il pensiero”. Qui il signor G se la prendeva con il secolo che stava finendo “un secolo piuttosto avaro, nel senso della produzione di pensiero”, recita una strofa del brano. Già da allora, Gaber presagiva dove stava andando il mondo; dove stava andando l’Italia. Profetico, direi. Infatti, cos’è questa canzone se non lo specchio di ciò che stiamo vivendo oggi? Pensiamo ai talk-show, dove i politici di turno continuano, in maniera incessante, a scontrarsi in quei ring pubblici che sono i salotti televisivi, un po’ “come nella Boxe”, parafrasando il titolo di un famoso libro di Omar Calabrese.  O pensiamo ancora al complesso tema del ruolo degli intellettuali oggi o alla funzione che hanno avuto, senza andare molto indietro nel tempo, alcune istituzioni come i partiti o il sistema scolastico.

Gaber ha vissuto quegli irripetibili anni milanesi dove si cantava su tutto e di tutto: dall’amore, alla mala, dalla protesta alla vita della città. Si divertiva molto in quei salotti e su quei palcoscenici. Il signor G spunta lì, mentre Jannacci stralunato si esibiva con versi stravaganti e musiche divine e Dario Fo seminava il suo Grammelot, una lingua inventa basata su suoni spesso senza un senso apparente. E’ in quel clima che Giorgio Gaber abbandono la tenerezza di “non arrossire” per invitare gli italiani a impegnarsi, a non stare  a guardare ciò che accade da ” sopra agli alberi”. Anni di piombo e anni patinati in cui la politica perdeva la sua natura di massa e il consumismo dilagava. Cantava tutto questo nel suo tempo; lo cantava col coraggio di chi è consapevole di essere perdente, ma  spera ancora in un cambiamento di paradigma e che magari “d’un tratto ci svegli un bel sogno e rinasca il bisogno di una vita diversa”, come recita il testo di “Mi fa male il mondo”, altra sua celebre canzone.

Aveva ragione il signor G a narrare le sue verità che poi, a decenni di distanza,  sono anche le nostre. Lui lo faceva con coraggio e grinta, con forza e passione non solo all’interno delle sue canzoni , ma anche con gli spettacoli di quell’innovazione che fu il Teatro canzone.
Il docufilm, visto il successo delle prime tre date (6, 7 e 8 novembre) è stato ripreso anche nel fine settimana collocandosi, secondo i dati Cinetel, al terzo posto dopo il film di Paola Cortellesi e “The Marvel”. Questa di “Io, noi e Gaber”  è una sorte che non è toccata a molti altri docufilm che ripercorrono la vita e le gesta di personaggi attraverso filmati e testimonianze. Sono molti i flop nel mondo dei registi di docufilm. Ma Gaber è Gaber e la sua vita , così piena, vitale e controtendenza è riuscita nell’intento di riportare in sala pubblici differenti per età, ideali e gusti. Abbiamo ancora bisogno di uomini come Gaber, privi di vincoli, fuori dagli schemi e liberi dai condizionamenti e dalle mode del momento. Questa è forse la chiave del suo ultimo successo e il motivo che ha spinto il pubblico a riascoltarlo e rivederlo nelle sale dei nostri cinema.

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