Scoperta la stanza degli schiavi a Pompei

Nella villa romana di Civita Giuliana un gruppo di archeologi ha ritrovato una stanza riservata agli schiavi nell’antica Roma

Scoperta la stanza degli schiavi a Pompei
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22 Agosto 2023 - 17.19


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L’esplorazione archeologica della villa di Civita Giuliana, già oggetto di scavi nel 1907-‘08, ebbe inizio nel 2017 e qualche settimana fa, a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei, è stata rinvenuta una stanza assegnata agli schiavi correlata di mobili, tessuti e resti di vittime dell’eruzione del 79 d.C.. È una scoperta ritenuta dagli esperti “eccezionale”, dal momento che esistono pochissime fonti dirette sulla vita quotidiana delle classi più basse della società di quasi 2000 anni fa.

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Dall’attenta analisi del ritrovamento è possibile pensare ad una precisa gerarchia all’interno della servitù. A dimostrarlo è la differenza con un’altra stanza rinvenuta nel 2021, in cui erano presenti tre brande tutte uguali. In questa nuova stanza, chiamata “Ambiente A”, uno dei due letti presenti è della stessa fattura ossia estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021 mentre il terzo è di un tipo più confortevole e costoso con decorazioni color rosso su due delle spalliere, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Oltre ai due letti, nell’ambiente recentemente scavato ci sono due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro.

Interessanti sono i risultati ottenuti dal microscavo di vasi e anfore che ha rilevato la presenza di almeno tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione. Dettagli che sottolineano ancora una volta le condizioni di precarietà e disagio igienico in cui vivevano gli ultimi della società dell’epoca.

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“Quel che si sta apprendendo sulle condizioni materiali e sull’organizzazione sociale dell’epoca apre nuovi orizzonti agli studi storici e archeologici. Pompei rappresenta un unicum che tutto il mondo ci invidia. Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri. Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avveniva principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici” spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.

“Siamo impegnati a continuare le ricerche e progettare la fruizione di un luogo che, come nessun altro del mondo antico racconta la quotidianità degli ultimi. In occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale il prossimo autunno, prevediamo una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso, gli stessi che, sotto la direzione del mio predecessore, Massimo Osanna, hanno portato alla scoperta del carro cerimoniale recentemente in mostra a Roma, alle Terme di Diocleziano. Vorrei ringraziare, oltre alla squadra impegnata nello scavo archeologico, la Procura guidata da Nunzio Fragliasso per l’eccellente lavoro svolto” conclude.

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Il direttore generale Musei, Massimo Osanna, commenta: “Le ricerche a Civita Giuliana sono un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. Una salda collaborazione tra il Ministero della Cultura, la Procura di Torre Annunziata e le Forze dell’ordine ha già permesso di riportare alla luce un complesso imponente e i suoi straordinari arredi, tra cui il Carro della sposa. Le nuove acquisizioni confermano la rilevanza del progetto. Tali attività porteranno, spero presto, a restituire alla comunità pompeiana e ai pubblici tutti, un’area archeologica di grande importanza che racconta un altro tassello della biografia di persone di diverse classi sociali”.

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