Jacopo Robusti, detto il Tintoretto: la vita di un pittore ribelle e talentuoso

Figlio di un tintore di seta (quindi il Tintoretto, ossia figlio di un tintore) il cui soprannome era 'Robusti' per aver difeso le porte di Padova durante la guerra della Lega di Cambrai, Jacopo utilizzò fin da giovane i colori che trovava nel laboratorio

Jacopo Robusti, detto il Tintoretto: la vita di un pittore ribelle e talentuoso
Tintoretto, ultima cena
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31 Maggio 2023 - 15.37 Globalist.it


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Figlio di un tintore di seta (quindi il Tintoretto, ossia figlio di un tintore) il cui soprannome era ‘Robusti’ per aver difeso le porte di Padova durante la guerra della Lega di Cambrai, Jacopo utilizzò fin da giovane i colori che trovava nel laboratorio paterno. Il padre lo inviò presto nella bottega di Tiziano nel 1530, dopo che questi ebbe visto un disegno del giovane allievo, temendo una futura concorrenza.

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Si dice che nel 1539 Tintoretto poté già fregiarsi del titolo di maestro, avendo uno studio indipendente presso Campo San Cassiàn nel Sestiere di San Polo. Nel 1541, all’età di appena ventitré anni, ricevette l’incarico da Vettor Pisani di realizzare sedici tavole raffiguranti le Metamorfosi di Ovidio in occasione delle sue nozze. In quell’occasione visitò il Palazzo Te di Mantova per studiare gli affreschi di Giulio Romano.

Nel 1548 dipinse “Il miracolo di San Marco” e ricevette lodi dall’Aretino. Lavorò per la Scuola Grande di San Marco fino al 1566, dedicandosi a tre tele raffiguranti i miracoli postumi del Santo: San Marco salva un saraceno durante un naufragio, Trafugamento del corpo di San Marco e Ritrovamento del corpo di San Marco.

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Per l’Albergo della Scuola della Trinità, una confraternita minore, eseguì, tra il 1551 e il 1552, un ciclo di dipinti con storie tratte dal libro della Genesi, tra cui la Creazione degli animali, il Peccato originale e Caino e Abele. Nel 1564 si aggiudicò il concorso bandito dalla Scuola Grande di San Rocco per la realizzazione di un San Rocco in gloria, da collocare nella sala principale dell’Albergo. L’anno successivo divenne membro della Scuola e gli fu affidato il compito di eseguire un ciclo di dipinti sulla Passione di Cristo.

Nel 1566 dipinse cinque tele allegoriche da collocare nella Saletta degli Inquisitori nel Palazzo Ducale. Nonostante i suoi impegni con il Palazzo Ducale e la Scuola Grande di San Rocco, accettò nel 1579 l’invito di Guglielmo Gonzaga e realizzò otto grandi tele per il Palazzo Ducale di Mantova, che esaltavano le gesta della famiglia Gonzaga. Nel 1588, alla morte di Veronese, subentrò a quest’ultimo nella decorazione della parete della Sala del Maggior Consiglio.

L’opera risultante fu un’enorme tela di oltre sette metri di altezza e ventiquattro di lunghezza, che raffigurava il Paradiso con al centro il Cristo Pantocratore. Tintoretto morì all’età di settantacinque anni, dopo aver realizzato tre opere finali per la Basilica di San Giorgio Maggiore: “Gli Ebrei nel deserto e la caduta della manna”, “L’Ultima Cena” e “La Deposizione

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