Addio al pittore Adelchi Mantovani

Si è spento all'età di 81 anni. Originario di Ferrara, dopo un'infanzia difficile, si trasferì in Germania per lavorare in fabbrica. Dopo vent'anni di lavoro, arrivò l'arte nella sua vita: la sua fortuna fu esser scoperto dal critico Vittorio Sgarbi.

Addio al pittore Adelchi Mantovani
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19 Febbraio 2023 - 21.28


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Si è spento ieri, sabato 18 febbraio, all’età di 81 anni, Adelchi Riccardo Mantovani, il pittore e il disegnatore, originario di Ferrara, ma emigrato a Berlino.

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La notizia è stata resa nota dall’Amministrazione comunale di Ferrara.

L’ultimo lavoro di Adelchi Mantovani risale all’anno scorso, quando aveva firmato al Castello Estense una mostra – organizzata dal Comune e dalla Fondazione Ferrara Arte dal 5 marzo al 9 ottobre 2022 – con più di un centinaio di opere, prima di proporla al Mart di Rovereto, grazie all’iniziativa di Vittorio Sgarbi. Fu quest’ultimo a scoprirlo, in quanto suo concittadino, e a dare l’avvio alla sua carriera. Il critico d’arte, che lo ha sempre definito un “Raffaello rispetto a Ligabue”, lo scoprì in Germania e gli fece allestire la sua prima mostra a Berlino.

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Da ragazzo non ho mai pensato di diventare artista di professione, il mio sogno era di fare il calciatore”, ha raccontato tempo fa l’artista. Nato a Ro Ferrarese nel 1942, non ebbe un’infanzia semplice, in quanto rimasto orfano. Fu mandato in collegio a seguire i corsi professionali per imparare un mestiere.

Dopo aver lavorato per un breve periodo a Ferrara, nel 1964 si trasferì a Berlino, dove ha lavorato in fabbrica. Il clima culturale che si respirava nella capitale tedesca lo aiutò a riscoprire la sua passione per il disegno, maturata durante gli anni di collegio.

Nel 1979, dopo vent’anni, abbandò i panni dell’operaio e indossa i vestiti del pittore. La sua fortuna fu proprio Vittorio Sgarbi, in particolare un suo articolo pubblicato su L’ Europeo, che incuriosì Orazio Bagnasco, un collezionista d’arte. Quest’ultimo, affascinato dal mondo artistico di Adelchi, decise di acquistare tutta la sua produzione artistica iniziale, che è costituita da una quarantina di opere. La svolta nel mondo ebbe così inizio.

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Il suo singolare modo di dipingere, teso alla creazione di un mondo allegorico e fiabesco, ritrova le sue radici nell’arte antica, per poi abbracciare le prime correnti figurative del Novecento, dalla Metafisica di De Chirico alla Nuova oggettività tedesca, dal Surrealismo di Delvaux e di Magritte al Realismo magico.

Il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, lo ricorda con queste parole: “Lo avevo conosciuto tramite le sue opere, da cui traspare con evidenza l’amore per la sua terra, per la campagna ferrarese, per gli scenari fluviali interpretati e reinterpretati con quegli occhi di bambino che hanno marcato come tratto distintivo tutto il suo percorso artistico. Ha dato immagine e consistenza al suo sogno ferrarese, contemplato dalla Germania, dove era emigrato. La sua bambina seduta sulla pietra con le indicazioni della distanza da Ferrara, avvolta in un cappotto rosso, rimarrà una delle immagini più iconiche e più rappresentative dell’attrazione infinita che la nostra terra esprime in chi l’ha vissuta e in chi l’ha conosciuta”.

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