Il museo San Marco di Firenze accoglie la pala di Bosco ai Frati del Beato Angelico dopo il restauro

Con il contribuito dei Friends of Florence è intervenuta sull’opera Lucia Biondi per rimediare ai danni delle precedenti puliture

Il museo San Marco di Firenze accoglie la pala di Bosco ai Frati del Beato Angelico dopo il restauro
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14 Giugno 2021 - 15.47


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Torna al museo San Marco di Firenze la pala di Bosco ai Frati del Beato Angelico dopo un intervento di restauro durato circa un anno. Il dipinto è collocato ancora una volta nella sala dedicata alle opere del pittore e frate domenicano, che racchiude le tavole monumentali, i dipinti minori, le predelle e i reliquiari.

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L’opera testimonia l’ultimo grande progetto su tavola del Beato Angelico, realizzata probabilmente negli anni 1450/52 quando l’artista ricopriva la carica di priore del convento di San Domenico di Fiesole, prima della partenza per Roma. La Pala fu creata per la chiesa del convento francescano di Bosco ai Frati nel Mugello. Al centro della rappresentazione emerge la figura della Vergine, seduta su un particolare seggio celato da uno sfarzoso drappo color oro e circondata da due angeli. Nel primo piano di sinistra sono dipinti i Santi Federico, Ludovico di Tolosa e Antonio da Padova, distinti da un forte carattere naturalistico. Sulla destra compaiono i Santi medici Cosma e Damiano e San Pietro martire.

Il restauro della pala era inevitabile: a causa di aggressive puliture del passato alcune sezioni del dipinto erano state notevolmente intaccate. L’intervento è stato effettuato da Lucia Biondi con il contributo finanziario dei Friends of Florence. “La pala, accostata alla sua predella già restaurata alcuni anni or sono, può essere ora ammirata grazie al supporto sempre costante dei Friends of Florence nella rinnovata sala del Beato Angelico – ha comunicato all’Ansa Stefano Casciu, direttore regionale Musei della Toscana -. Il magnifico restauro ha restituito i valori più sottili di questa tavola sontuosa e allo stesso tempo essenziale, che ancora una volta dimostra i legami sotterranei tra l’arte del Beato Angelico e le contemporanee esperienze della pittura fiamminga”.

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