Dopo dieci anni di restauro l’“Adorazione dell'Agnello Mistico” viene restituita al pubblico

Con una storia travagliata alle spalle e oltre cinque secoli di storia il capolavoro di arte fiamminga è esposto nella cattedrale di Gand. C’è ancora un pannello mancante

Dopo dieci anni di restauro l’“Adorazione dell'Agnello Mistico” viene restituita al pubblico
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29 Marzo 2021 - 16.29


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Il capolavoro di pittura fiamminga “Adorazione dell’Agnello Mistico” è stato restituito al pubblico ed esposto nella cattedrale di Gand, in una delle cappelle principali della chiesa.

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Completati nel 1432 dai fratelli Jan e Hubert van Eyck, i dodici pannelli che formano l’opera sono ora protetti da un vetro rinforzato antincendio, dopo essere stati ammassati in una piccola cappella poco illuminata nei pressi dell’entrata durante i dieci anni di un restauro costato 30 milioni di euro.

Una storia travagliata quella dell’”Adorazione dell’Agnello Mistico”, inizialmente sequestrato dalle armate rivoluzionarie francesi, che portarono l’opera a Parigi per esibirla al Louvre. Solo nel 1815 fu restituita al Belgio, dopo la disfatta di Napoleone. 
La diocesi di Gand, in gravi difficoltà economiche, fu costretta a vendere parte dei pannelli per 4 mila sterline al collezionista inglese Edward Solly, che cinque anni dopo li cedette a sua volta al re di Prussia, Federico Guglielmo III, che li fece esporre a Berlino.

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Durante la Prima Guerra Mondiale i tedeschi tentarono di completare la collezione, requisendo le parti mancanti durante l’invasione del Belgio (a eccezione dei pannelli di Adamo ed Eva, nascosti in un museo di Bruxelles dopo che, nel 1822, la parte centrale del polittico era stata sfregiata dall’ennesimo incendio). Con il trattato di Versailles la Germania sconfitta dovette restituire non solo le sezioni trafugate, ma anche quelle che erano state acquistate dal re di Prussia. 

Nel 1934 dei ladri portarono via i pannelli di “Giovanni Battista” e dei “Giudici Integri“. Il primo fu restituito, il secondo non è mai stato ritrovato e ancora oggi è sostituito da una copia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’opera finì di nuovo in mani tedesche. Gli emissari militari di Francia, Belgio e Germania si erano impegnati a mantenere la pala d’altare nel museo di Pau (Francia), dove era stata nel frattempo spostata. Tuttavia, nel 1942 Adolf Hitler ne ordinò il trasporto prima nel castello bavarese di Neuschwanstein e poi in una miniera di sale austriaca, per evitare che fosse danneggiata dai bombardamenti e restarne in possesso. Ritrovato nel 1945 dagli alleati, e purtroppo rovinato dalla permanenza sotterranea, il polittico fu riportato in Belgio al termine della guerra. 

Un primo restauro è avvenuto subito dopo la guerra, negli anni ’50, cui è seguito quello appena concluso. I visitatori della cattedrale di San Bavone possono oggi accedere all’opera passando attraverso la cripta, accompagnati da un tour in realtà virtuale che racconta la genesi del capolavoro e le sue movimentate vicissitudini.

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