Il Battistero di Firenze tanto amato da Dante? Forse era tutto dorato 

L’Opera del Duomo restaura il monumento e fa ricerca. Tracce di doratura sui capitelli fanno ipotizzare uno scenario inedito

Il Battistero di Firenze tanto amato da Dante? Forse era tutto dorato 
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22 Gennaio 2021 - 19.36


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Anche i capitelli del Battistero di Firenze forse erano dorati. Regalando uno spettacolo che doveva lasciare senza fiato i fiorentini e chi veniva nella città di Dante, nell’edificio con la cupola e le pareti interne coperte da mosaici trecenteschi su fondo oro. Lo ipotizzano gli esiti di ricerche in corso nel Battistero di San Giovanni che l’Opera di Santa Maria del Fiore va conducendo per il restauro delle pareti interne dell’edificio in un intervento che conta di concludere entro il 2021, pur se la pandemia ha logicamente rallentato anche qui i lavori. Per ora l’intervento del monumento più antico di Firenze, che Dante amava, ha coperto quattro degli otto lati. E mentre smonta i ponteggi per rimontarli in altre porzioni dell’edificio l’ente annuncia di riaprire alle visite, dal lunedì al venerdì come consentito dal Dpcm nelle regioni a zona gialla, il Duomo e la Cupola del Brunelleschi. 

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“Tracce di foglia d’oro su uno dei capitelli dei matronei potrebbero essere la prova che in origine fossero tutti dorati”, rileva l’Opera del Duomo nel suo comunicato indicando “numerose scoperte emerse dalla campagna di studi e di indagini diagnostiche mai eseguite prima d’ora in maniera così approfondita”. I tecnici parlano di una “tecnica musiva assolutamente originale impiegata nei mosaici parietali, un vero e proprio unicum”, “di cera pigmentata sul verde di Prato, utilizzata per coprire il bianco del calcare formatosi a causa delle infiltrazioni di acqua dalla copertura, rimossa per riportare alla luce il colore naturale della pietra”. Le pareti furono coperte da mosaici su fondo oro nel primo e secondo decennio del Trecento seguendo i mosaici nella Cupola.

L’ente conduce il restauro dell’architettura e della decorazione a mosaico, seguito come necessario dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, dal 2017. Vi collaborano per le indagini diagnostiche università e laboratori specialistici mentre l’intervento è affidato ai restauratori delle Impresa Cellini e Claudia Tedeschi. La storica dell’arte Anna Maria Giusti, già direttrice all’Opificio delle Pietre Dure, fa da  consulente storico artistico per il restauro.

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