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In morte di Beverly Pepper: quando creare arte è un atto “femminista”

La grande scultrice americana si è spenta a Todi a 97 anni. Il suo lavoro conferma che chi soffoca l’opera delle donne colpisce tutti

In morte di Beverly Pepper: quando creare arte è un atto “femminista”
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7 Febbraio 2020 - 11.17


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L’altro giorno, a Todi, è morta la scultrice Beverly Pepper. Aveva 97 anni, era nata a Brooklyn, New York, nel 1922 e dopo un periodo a Roma negli anni ’60 a inizio anni ’70 si era trasferita eletto, insieme al marito giornalista, nella cittadina umbra sapendo restare nel circuito internazionale della cultura. L’artista, notevole disegnatrice, ha mantenuto lo spirito creativo fino alla fine tanto che nello scorso settembre ha inaugurato a Todi un bellissimo parco a suo nome, un vasto spazio a verde tra gli alberi risistemato dal Comune con 22 sculture che punteggiano l’intero itinerario e lo rendono un luogo evocativo.

Beverly Pepper iniziò come pittrice astratta, disegnava, poi scoprì di amare la scultura. L’artista ha creato grandi sculture monumentali lavorando soprattutto i metalli, l’acciaio, in laboratorio, dalle superfici spesso scabre: ha creato sculture essenziali e imponenti come colonne o dalle forme ricurve che appartengono in pieno al nostro tempo eppure rimandano all’antico: sono opere che spesso formano un tutt’uno con lo spazio all’aperto tanto da assegnarla spesso alla categoria della “Land art”, quell’arte creata affinché si armonizzi con le ondulazioni del terreno e vi doni un’altra vitalità, sussurrata eppure incisiva.

Valga allora ricordare un paio di esempi concreti nel nostro territorio dove l’essenzialità del linguaggio implica anche memorie degli antichi teatri greci e latini: nel parco d’arte (privato) di Giuliano Gori a Villa Celle a Santomato, presso Pistoia, Pepper ha lasciato lo Spazio teatro Celle, omaggio a Pietro Porcinai, un anfiteatro formato dal terreno che digrada con una sorta di quinta dabbasso; poi ha ripreso uno schema simile ma con variandolo per un Amphitheatre presso la Basilica di Collemaggio all’Aquila inaugurato in un parco pubblico nell’estate del 2018.

Beverly Pepper ha vissuto esperienze decisive, nell’arte: su tutte, nel 1962 il critico Giovanni Carandente la invitò alla mostra a Spoleto di sculture contemporanee all’aperto, un appuntamento espositivo che si dimostrò dirompente perché inseriva ta le prime volte un linguaggio del tutto contemporaneo fra strade e piazze antiche e lei partecipò con entusiasmo. Partecipò, unica artista, e ha sempre raccontato che, lei andava direttamente nelle acciaierie per lavorare la sua opera, condivideva con gli operai pane e cipolla e che aveva saputo farsi accettare in un mondo riservato agli uomini. Da allora ha presenziato appuntamenti di rilievo, ebbe una memorabile mostra al Forte Belvedere di Firenze nel 1998, ha esposto a “Documenta” a Kassel, alla Biennale …

Ecco, il portato di Beverly Pepper è molteplice. L’artista lascia un corpus di sculture e disegni che sono un portato prezioso, elaborato con rigore da una donna che amava “sporcarsi le mani”, impastarle, andare di persona in laboratorio, in fabbrica, nell’acciaieria. E della sua opera si occupa e occuperà la Fondazione Beverly Pepper a Todi affidata in buone mani e persone che l’hanno capita e amata.

L’artista con la sua opera lascia però anche un altro messaggio, implicito se vogliamo, tanto che può essere descritta come “femminista” nelle azioni, nel coraggio: con il suo lavoro, e un carattere estremamente determinato, la scultrice di opere in acciaio che sembrano rugginose ha confermato una volta di più come le arti, le scienze, l’intelligenza, la creatività non conoscano distinzioni di sesso; se una cultura maschilista avesse soffocato il talento di Beverly Pepper avremmo perso parecchio. I secoli in cui le donne non hanno potuto partecipare alle arti e alle scienze se non in casi sporadici hanno tolto all’umanità chissà quanti possibili capolavori. In breve, ci abbiamo rimesso tutti.

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