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Trovata scultura di Leonardo? Lo avevano già scritto

A Firenze arriva una Madonna in terracotta da Londra. Lo studioso Caglioti è sicuro: il maestro di Vinci è l'autore. Non è il primo a dirlo ma i media lo ricorderanno?

Trovata scultura di Leonardo? Lo avevano già scritto
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4 Marzo 2019 - 16.29


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Attribuire una scultura a Leonardo da Vinci è esercizio da temerari. Del pittore scienziato sappiamo che si cimentò con la scultura e che prediligeva il bronzo ma niente, in apparenza, è arrivato a noi. Adesso, stando a più media, salta fuori un’attribuzione inedita di una terracotta che era già sotto gli occhi di tanti al Victoria & Albert Museum di Londra. Dal 9 marzo la scultura è alla mostra sul maestro di Leonardo, il Verrocchio, a Palazzo Strozzi a Firenze: è una Madonna con Bambino alta 49 centimetri e Paolo Caglioti si dichiara sicurissimo che sia dell’autore della Gioconda. Però ci sono dei precedenti. Non arriva proprio primo.

Dal Rossellino al maestro di Vinci
Di attribuzioni fasulle, ingenue o malaccorte è piena la storia leonardesca (peraltro proprio anche su qualche terracotta), più d’uno sogna di fare il colpo mediatico della vita attribuendo una scultura a Leonardo. Occorre allora sottolineare che il docente di storia dell’arte moderna all’università di Firenze è uno dei maggiori conoscitori di scultura rinascimentale toscana al mondo se non il più preparato e non è tipo da azzardi mediatici.

Caglioti cura la rassegna sul Verrocchio con Andrea De Marchi, altro studioso ben accreditato, e ha inserito quella Madonna nella mostra con la didascalia concordata con il museo londinese: «Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519) Madonna col Bambino 1472 circa, terracotta». Finora il nome dato al maestro dell’opera è quello di uno scultore della Firenze quattrocentesca che meriterebbe maggior considerazione, Antonio Rossellino. Così decretò nel 1949 John Pope Hennessy, il “papa” della scultura rinascimentale toscana, e nessuno osò o poteva più discutere.

I classici dell’arte Rizzoli. È di Leonardo, del quale ricorrono i 500 anni dalla morte (Vinci, 1452 – Amboise, 1519)? Come di Leonardo la presenta adesso il museo. Gli storici dell’arte vaglieranno, si accapiglieranno (a parole) se necessario e il confronto dei pareri, le “pezze d’appoggio” in un senso o nell’altro decreteranno il passaggio a uno degli artisti-mito e feticcio della nostra modernità assieme a Caravaggio e Michelangelo. Tuttavia si ricordava sopra che l’attribuzione attuale non è inedita. Lo prova un libro di una collana rigorosa e ad ampia diffusione di lettori: il volume del 1967 sull’opera pittorica completa di Leonardo negli eccellenti “Classici dell’arte Rizzoli”. Negli apparati critici e filologici Angela Ottino Della Chiesa, in fondo a sinistra a pagina 116 (edizione del 1978), con una piccola foto in bianco e nero riportava infatti come questa Madonnina assegnata allora alla bottega del Verrocchio fosse stata attribuita «al Vinci da Carotti, Siré, Valentiner, Middeldorf, A. Venturi e altri».

Studiosi di vaglia.  Giulio Carotti visse dal 1852 al 1922, Wihelm Valeintier dal 1880 al 1958, Ulrich Middeldorf dal 1901 al 1983, Adolfo Venturi dal 1856 al 1941. Pertanto, sempre con la cautela indispensabile quando salgono alla cronaca attribuzioni così clamorose, occorre almeno avere memoria di quanto è già stato detto. Caglioti lo ricorderà in catalogo, porterà nuovi elementi di studio a fondamenta della sua tesi. Ma la comunicazione mediatica chissà se eviterà di favoleggiare su una “prima attribuzione inedita”? Probabilmente non lo eviterà perché se sbandierarlo “fa notizia”, fa pensare di vendere più copie o avere più clic online o più ascolti in tv.

La mostra sul Verrocchio a Palazzo Strozzi proseguirà fino al 14 luglio: elemento piuttosto stupefacente, è la prima (questa sì) focalizzata su un maestro della scultura e dell’oreficeria che ha modificato il corso dell’arte dopo di lui.

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