Troppi dipinti «inamovibili» di Piero della Francesca in Russia

L'Ermitage espone undici dei circa venti dipinti mobili dell'artista rinascimentale: sei sono da musei italiani. Oggi come prima l'arte è anche strumento diplomatico tra governi

Troppi dipinti «inamovibili» di Piero della Francesca in Russia
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9 Gennaio 2019 - 12.36


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Piero della Francesca in trasferta massiccia in Russia. L’Ermitage di San Pietroburgo espone fino al 10 marzo undici dipinti e quattro manoscritti autografi del pittore di Borgo Sansepolcro, autore di ineguagliate fughe prospettiche e figure emblema di un Rinascimento nitido, razionale, di un’arte fondata anche sulla scienza e la matematica. La curatrice Irina Artemieva, capo ricercatore del Dipartimento dell’Arte europea occidentale all’Ermitage, ha definito la rassegna “Piero della Francesca Monarch of Painting” la più vasta sull’artista vissuto dal 1416 al 1492 e ha motivo di gongolare: esclusi gli affreschi, di Piero abbiamo appena una ventina di dipinti mobili e la Sala del Picchetto nel Palazzo d’Inverno ne squaderna ben undici. Sono opere «per lo più considerati inamovibili e conservate salvo poche eccezioni in Italia, in siti lontani delle principali rotte turistiche come Perugia, Monterchi, Arezzo o nella vicina Sansepolcro», recita la nota stampa della società Villaggio Globale International che ha organizzato l’appuntamento con il Museo Statale Ermitage e la Fondazione Ermitage Italia e l’indispensabile beneplacito del Ministero per i beni e le attività culturali.

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Ben sei dipinti dall’Italia
Per la cronaca: sei dipinti vengono dall’Italia, uno rispettivamente da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo. L’Ermitage ha raccolto tante opere dell’artista, avvertono gli organizzatori, per farlo conoscere in Russia dove non è noto come merita. Un auspicato effetto collaterale sarà indurre i russi a frequentare luoghi diversi dalle consuete tappe di Venezia, Firenze, Roma, magari Pompei o la Versilia. Eppure in quell’«inamovibili» si annida un problema, anzi il problema: tutte quelle pitture contemporaneamente fuori dai loro luoghi deputati non sono troppe? Non è una concentrazione troppo alta, anche se solo per tre mesi dal dicembre scorso? Quelle opere sono reputate «inamovibili» perché rappresentano un elemento centrale dei musei in cui sono esposte, non per un ghiribizzo o smania di possesso.

Chi è partito e chi è rimasto a casa
La stessa curatrice ha parlato di trattative complicate – con Piero ci mancherebbe non lo fossero – ma gli organizzatori avevano ambizioni ancora più ampie. Magari gli organizzatori avrebbero voluto la stupenda “Pala di Brera” (la Madonna con Bambino e l’uovo appeso al soffitto dalla Pinacoteca milanese) ma è troppo delicata; magari volevano la “Flagellazione” della Galleria Nazionale delle Marche ma da Urbino ma hanno la “Madonna di Senigallia” che già gira da anni; i russi volevano per certo il “Polittico della Misericordia” dal museo di Sansepolcro e si sono imbattuti in un “no” dei tecnici per la fragilità dell’opera, un no sostenuto dalle proteste dei pentastellati locali contro il prestito, mentre hanno preso l’aereo per San Pietroburgo la cimasa della “Annunciazione” della Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, il “San Girolamo e un devoto” dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il “San Giuliano” e il “San Ludovico” su affreschi staccati dal museo civico di Sansepolcro.

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Senza la Frick, il quartetto mancato dei santi
Matura il sospetto che l’Ermitage abbia incassato un no anche sul “San Giovanni Evangelista” della Frick Collection di New York dacché la sua assenza non completa il quartetto dei quattro santi sopravvissuti di un polittico di Sant’Agostino smembrato e in parte perduto. La mostra propone infatti il “San Nicola da Tolentino” del Museo Poldi Pezzoli di Milano, il “San Michele” della National Gallery di Londra, il “Sant’Agostino” dal Museo Nazionale d’Arte Antica di Lisbona: a quanto sappiamo, la Frick Collection contempla di prestare il suo santo solo se viene esposto in compagnia degli altri tre e stavolta quei santi sono presenti. Infine il museo russo ha il “Ritratto di Sigismondo Malatesta” «eccezionalmente dal Musée du Louvre di Parigi», il “Ritratto di giovane” dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, la giovanile “Madonna col Bambino” già in collezione Contini Bonacossi, ora alla Alana Collection a Newark, nel Delaware, Stati Uniti.

Una prassi consolidata del potere
Che l’Ermitage abbia potuto assemblare tante opere di Piero della Francesca attesta una costante nell’arte: il museo ha il potere di domandare opere strepitose perché possiede una collezione sterminata e strepitosa e può quindi promettere scambi. A corollario ci risulta che al vertice Conte-Putin a Mosca del 24 ottobre scorso i russi abbiano chiesto al governo italiano di sostenere la mostra e quindi i prestiti a San Pietroburgo: non stupitevi, l’arte è da sempre anche oggetto di potere, è politica, è strumento diplomatico, rientra nella prassi tra paesi, da ministro Rutelli fece volare in Giappone un Leonardo degli Uffizi che doveva restare al suo posto e, di sicuro almeno con l’amico Putin, il governo giallo-verde del “cambiamento” segue la prassi dei predecessori (su Leonardo alla Francia con Macron si vedrà).
Il catalogo, edito da Skira e Museo Statale Ermitage in russo e in italiano, ha saggi di Carlo Bertelli, Tatiana Kustodieva, Antonio Natali, Piergiorgio Odifreddi, Antonio Paolucci, Paola Refice.

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