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Femministe, travestiti e scrittrici viste dalle fotografe italiane

Al Pecci di Prato scatti di Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Marialba Russo nella mostra “Soggetto nomade”

Femministe, travestiti e scrittrici viste dalle fotografe italiane
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18 Dicembre 2018 - 20.43


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Manifestazioni femministe, ritratti di donne, travestiti, scrittrici, più universi raccontati con le foto da cinque maestre (nel senso dell’artista) italiane dell’obiettivo: Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Marialba Russo. Si intitola “Soggetto nomade. Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane” con oltre cento immagini dal 1965 al 1985 la mostra allestita fino all’8 marzo al Centro per l’arte contemporanea Pecci di Prato curato dalla direttrice del museo Cristiana Perrella e da Elena Magini.
Parallelamente fino al 31 marzo è esposta “Triumph” a cura di Marta Papini: è un’installazione di Aleksandra Mir composta da 2.529 trofei che vuole essere “un monumento alla cultura sportiva amatoriale”, alla “storia popolare italiana” e che entra nella collezione dell’istituto pratese.
“Soggetto nomade”, informa il Pecci, vuole essere “una riflessione sull’identità e sulla sua rappresentazione che prende le mosse dagli straordinari ritratti dei travestiti di Genova di Lisetta Carmi (Genova, 1924), dove la femminilità è un’aspirazione, e si declina attraverso le immagini di attrici, scrittrici e artiste di Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), gli scatti sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), le donne e le bambine di una Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935) e infine gli uomini che per un giorno assumono l’identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947)”.
Il titolo della mostra, avverte sempre il museo, scaturisce dalla raccolta di saggi di Rosi Braidotti “Soggetto nomade. Femminismo e crisi della modernità” (Donzelli, 1995) “in cui la filosofa tratteggia una nuova soggettività sessuata e molteplice, multiculturale e stratificata, come quella rappresentata negli scatti delle fotografe presentate in mostra”.

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