Non inneggiamo agli architetti strafamosi, salviamo i paesi della fascia appenninica e fuori dai grandi centri perché anche l’architettura è politica e non è solo quella delle città. È un po’ una summa, semplificata, del pensiero di Mario Cucinella per il Padiglione Italia della Biennale di Architettura 2018 che si tiene a Venezia dal 26 maggio al 25 novembre ai Giardini e all’Arsenale e in vari luoghi della città. Come titolo l’architetto ha voluto “Arcipelago Italia”.
Tutor del progetto G124 nelle periferie voluto da Renzo Piano, 57 anni, Cucinella ha invitato a inviare progetti per il Padiglione. Ne ha presi 65 su 550, scegliendo quell’architettura «che si propone di ricucire, di terminare quel che non è stato finito, di disegnare una piazza o un parco», dichiara a Repubblica.
E tra i progetti scelti figurano il completamento del teatro che lo scultore Pietro Consagra fece a Gibellina (Trapani) dopo il terremoto del Belìce nel 1968; edifici temporanei a Camerino, nelle Marche del terremoto, dove l’antico centro storico in vetta attende ancora la ricostruzione; a Ottana, in Sardegna, c’è il progetto per una casa per la salute; costruire nelle foreste casentinesi una segheria, là dove i frati camaldolesi lavorano il legno dal medioevo; infine restituire vita e funzioni agli scali ferroviari di Ferrandina e Grassano, nel materano in Basilicata.
In conferenza stampa al Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo (l’organismo che nomina il direttore del Padiglione Italia della Biennale) Cucinella ha avvisato: “L’Italia ha bisogno di architettura e di architettura di qualità perché gli architetti sono pericolosi, possono fare cose straordinarie ma anche grandi danni. La legge che si aspetta da tempo è necessaria”.