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Perché i festival del libro puntano sui ragazzi

Al Festivaletteratura di Mantova incontri a tema e un concorso per adolescenti, al Salone del libro un volume sulle "parole ostili" e raddoppiano gli spazi per gli adolescenti

Perché i festival del libro puntano sui ragazzi
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7 Aprile 2018 - 12.51


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Per avere aria più fresca, in cerca di nuove idee, per formare lettori ancora giovani allo spirito critico e al piacere di leggere, i festival sembrano puntare con più decisione sui ragazzi e adolescenti. Lo dicono due notizie in arrivo da Mantova e da Torino.

Il Festivaletteratura di Mantova lancia un concorso per giovanissimi autori di fumetti, “My Life in strips”, e riserva due giorni, tra adulti, per tracciare il profilo di chi sono i lettori adolescenti. Il tutto rientra nel progetto “Read On” dell’Unione Europea per promuovere la lettura tra gli under 20. Con “L’identikit del lettore adolescente” l’International Training for Professionals di Read On il 2° e 21 aprile a Mantova organizza incontri e seminari organizzati da Festivaletteratura per bibliotecari, librai, insegnanti, educatori, editori e con la saggista e scrittrice danese Janne Teller.
Il concorso “My life in strips” prevede 10 vignette sul tema “transformation” per ragazzi dai 12 ai 19 anni di Irlanda, Italia, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Spagna. Il bando scade il 7 maggio 2018.

 

Il Salone Internazionale del Libro di Torino, dal 10 al 14 maggio, ha realizzato per la prima volta un libro per ragazzi: “Parole Ostili”, pubblicato da Laterza. Si tratta di dieci racconti sulle fake news e sul linguaggio dell’odio sui social. Firma la prefazione il direttore del Salone, Nicola Lagioia. E la Libreria internazionale per ragazzi quest’anno raddoppia con la Libreria per gli adolescenti.
Sarà tutto rivolto ai giovani lettori inoltre il Bookstock Village. Qui passeranno, per incontrare i ragazzi e le scuole, scrittori quali Roddy Doyle, Alessandro D’Avenia, Andrea Marcolongo, Erri De Luca, Katherine Rundel e Bernard Friot, illustratori come Chen Jiang Hong e Ole Könnecke. E in “L’ora buca” uno studioso racconta la sua materia scolastica.

 

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